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Chi manda le onde? Incontro con Fabio Genovesi

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Onde si muovono a diversi porti
per lo gran mar de l'essere, e ciascuna 
con istinto a lei dato che la porti. 

(Dante, Divina Commedia, Paradiso, I, 112-114)


Mentre leggi Chi manda le onde di Fabio Genovesi (Mondadori 2015) hai l'impressione di sentire il rumore del mare, quel suono quasi ipnotico di acqua che viene e che va, appoggiandosi per un momento sulla spiaggia e poi tornando indietro.  Le onde del libro hanno il ritmo della vita che scorre continua, tra le lacrime e le gioie dei suoi personaggi, in bilico tra le favole, i sogni e la realtà.

Abbiamo incontrato Fabio Genovesi alla libreria Open Milano per parlare insieme del suo ultimo romanzo, candidato al Premio Strega 2015. Fabio ci ha raccontato come sono nati Luna, Serena, Sandro, Zot e tutti i personaggi di Chi manda le onde, introducendoci nel suo complesso processo di scrittura: 
Al romanzo ho lavorato per quattro anni interi, per un totale di 25 stesure. All'inizio le pagine erano circa 800, oggi la metà.

Il problema della scrittura al computer? Il copia-incolla che le toglie spessore. Io scrivo e riscrivo a mano interamente le stesse pagine, anche venti volte per esplorare tutte le possibilità. 


In questo lavoro di riscrittura un ruolo molto interessante è quello delle persone della narrazione, che oscillano - come le onde - dalla prima, alla seconda, alla terza a seconda dei personaggi e dei momenti del romanzo. 
Fabio scrive tutti i capitoli in tutte le persone e poi sceglie il punto di vista per il personaggio. 
La prima persona l'ho riservata a Luna, il personaggio che sentivo più vicino e che aveva più da dire di se stessa. La seconda persona, invece, è la persona dello specchio in cui faccio riflettere quasi sempre un tipo particolare di personaggio femminile. Parlo delle donne che valgono di più, quelle donne che hanno tanto da dare ma che, proprio per questo, sono sempre le più insicure. Io sono affascinato dalle donne inconsapevoli del proprio valore, che tendono ad auto limitarsi. 
Le donne come Serena, giovane madre, bella di una bellezza semplice e inconsapevole, brava a risolvere sempre i problemi degli altri, ma mai ad occuparsi dei propri. 
Con grande generosità Fabio Genovesi ci ha svelato i segreti della sua scrittura, così aerea e impalpabile sulla pagina, ma così densa e stratificata alla base. 
Una scrittura che prende corpo concedendosi un tempo lungo, lasciandosi guidare dal caso e - perché no - anche dall'errore. Proprio come succede con la vita.
All'inizio di un libro non so mai quale direzione la storia prenderà. Ci sono scrittori che hanno chiaro lo schema nei minimi dettagli, ma io non riesco a farlo. Penso che il modo migliore per scrivere un romanzo brutto sia scrivere una storia che si sa già come va a finire. 
"Il mio obiettivo è scomparire nelle pagine. Voglio far parlare i personaggi e nascondere la mia voce nella loro", ha anche aggiunto. 
Da qui un lavoro linguistico molto puntuale su ciascun personaggio: Luna è una candida tredicenne che, come tanti tredicenni, non sempre usa i congiuntivi al momento giusto. Fabio la fa parlare proprio così nel libro, restituendole la sua voce più autentica, quella che avrebbe nella vita oltre la pagina.
Un altro aspetto molto interessante di Chi manda le onde è la sua coralità; Genovesi ci ha confessato di nutrire un'avversione nei confronti dei romanzi che parlano di un solo personaggio:
Si deve essere molto autoreferenziali ed egocentrici per scrivere un romanzo che parli della storia di un solo personaggio e in cui tutti gli altri siano solo comparse. 

Io amo i romanzi corali, quelli che ci dicono cosa succede quando le persone si incontrano. 

Abbiamo parlato ancora della narrazione come processo che regala agli altri quello che probabilmente non sanno della vita, almeno fornendo delle cose una delle versioni possibili. 
E insieme abbiamo accennato alle infinite strade che vengono scartate in ogni storia, quelle che non vengono esplorate e restano lì, nel territorio magico delle possibilità. 

Chi manda le onde somiglia a una fiaba, ma una fiaba che ha i colori della realtà perché le favole più belle sono quelle vere e la vita è straordinariamente ricca di cose che vale la pena raccontare e che spesso sono più belle di quelle inventate dalla fantasia: 
Quando ero bambino mio padre mi ha raccontato ogni sera per anni storie della vita di mio nonno.

Chi manda le onde è anche una storia sospesa nel tempo, ambientata nella Versilia di ieri e di oggi perché Fabio è convinto valga la pena di "scrivere libri che possano essere letti e compresi anche da persone che vivranno tra dieci anni". 

Per questo motivo il lato tecnologico del nostro quotidiano non viene raccontato: c'è tanto di "analogico" ancora da esplorare. 
Se le tecnologie sono bandite, non manca però lo spazio per le tante novità della vita e della società, come per esempio il ritratto appassionato delle nuove famiglie non convenzionali, quelle in cui non importano i legami di DNA, ma l'amore che si dà e si riceve. 

Proprio da una famiglia "sbilenca" e non tradizionale prende le mosse questo libro che racchiude gli umori della vita vera. A una pagina fa commuovere e a un'altra ci strappa una risata e nel frattempo ci ricorda che la vita va sempre dove vuole perché:

le cose quando devono succedere sono prepotenti, se ne sbattono dell'impossibile e dell'assurdo, si mettono in cammino a testa bassa e semplicemente succedono.

Claudia Consoli