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La donna dal taccuino rosso: commedia di sentimenti

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La donna dal taccuino rosso
di Antoine Laurain
Einaudi, 2015

pp. 170
€ 17 (cartaceo) 





"Commedia romantica": due parole, estrapolate dalla recensione citata nel retro della copertina de La donna dal taccuino rosso - edito da Einaudi e appena da ieri disponibile in libreria - per scatenare dentro la sottoscritta sentimenti contrastanti riguardo al breve romanzo di cui pochi giorni fa iniziavo la lettura. Un misto di sospetto, pregiudizio e diffidenza nel timore di una storia sdolcinata e troppo simile a molte altre che quasi sempre cerco - non sempre riuscendo - di evitare  senza rimorso alcuno. Questa volta però la commedia di Laurain, romanziere francese apprezzato da pubblico e critica, ha trovato posto sul comodino strabordante di una lettrice per passione e per mestiere e, sorprendentemente, ne ha allietato una domenica invernale. Il risultato è un'impressione piuttosto favorevole su questo ultimo lavoro di Laurain, che scorre veloce pagina dopo pagina con quella leggerezza piacevole di una storia raccontata nel modo giusto, lieve ma non troppo banale e soprattutto con un grado senza dubbio tollerabile di sentimento.

E qui chiariamo una volta per tutte: da un punto di vista che è necessariamente soggettivo e di parte, è il sentimentalismo fine a se stesso, la scarsità di contenuti e stile a rendermi insopportabili le storie di cui sopra, un'antipatia che ammetto non ho provato nei confronti del romanzo in questione e che si è rivelato invece un piacevole momento di lettura in cui non sono mancati anche interessanti spunti di riflessione. Perchè in fondo è proprio questo, a mio modesto parere, il discrimine tra un buon romanzo/saggio e un testo insignificante: la capacità, per una ragione od un'altra, di andare al di là della storia, continuare ad esistere - per un minuto, un giorno, un secolo - oltre la parola fine, spingerci a riflettere, sui grandi interrogativi della vita o su qualcosa di più semplice e concreto, semplicemente - anche se ovviamente è tutto tranne che un facile risultato - dialogare con il proprio lettore.
In tutto questo, con leggerezza e senza eccesso di presunzione, il breve romanzo di Laurain riesce, superando la mia - ma sono certa di essere in buona compagnia -  diffidenza nei confronti di quelle che, nella recensione citata in apertura, una libraia di Nantes ha propriamente definito "commedia romantica". Definizione che in effetti calza perfettamente, perchè La donna dal taccuino rosso è una "commedia romantica" ma nella sua forma più interessante, con una vicenda di sentimenti in cui si intrecciano riferimenti letterari, considerazioni sulle diverse fasi dell'amore e della vita e altro ancora e una Parigi di piccoli quartieri, parchi e stradine sfondo ideale per una storia marcatamente francese. Ciò che da avvio al romanzo è già di per sè se non originalissimo di certo piuttosto intrigante: il ritrovamento casuale da parte di un uomo di una borsetta abbandonata sul cassonetto dopo uno scippo che inspiegabilmente lo spinge a ricostruire - finendo per rimanere affascinato da ciò che via via va delineandosi - la vita di quella donna misteriosa privata violentemente di un oggetto tanto personale. Laure, la proprietaria della borsetta rubatale brutalmente a pochi passi da casa, nella caduta ha riportato un trauma cranico cui consegue un coma che la costringe in ospedale in quello stato di incoscienza incapace di districarsi tra sonno e realtà, in uno strano limbo dove i ricordi si intrecciano al presente e le voci delle persone intorno a lei - medici, infermieri, un caro amico - a sprazzi la raggiungono ma a cui non è in grado di rispondere; intanto, Laurent, l'uomo che ha ritrovato la borsa abbandonata, spinto da uno slancio inspiegabile cerca di mettere insieme gli oggetti trovati all'interno per ricostruire il puzzle dell'identità della donna misteriosa e così la sua personalità, la sua vita, il suo passato.

Entrare passo dopo passo nella vita della sconosciuta, andando contro ogni logica e buon senso, diventa un'indagine sempre più affascinante per il libraio in crisi sentimentale che resta ammaliato dalla donna che prende vita oggetto dopo oggetto, pagina dopo pagina di quel taccuino rosso su cui sono appuntati pezzi della propria anima. La Laure che si svela al lettore, tra la ricerca di Laurent e i frammenti del suo passato, è una doratrice appassionata e di buon gusto, rimasta vedova diversi anni prima quando l'amato marito, foto reporter di guerra, viene ucciso in un attentato in Iraq, e che ora vive sola in un elegante appartamento dove il gatto cui è affezionatissima la aspetta impaziente. Un gatto, Belfagor, che accoglie di buon grado quello sconosciuto intrufolatosi nelle loro vite mosso dal desiderio inspiegabile di conoscere la donna a cui si è ripromesso restituirà la borsa sottratta. Intorno a Laure e Laurent si muovono amici sinceri e vecchie conoscenze di gioventù con cui poco ormai resta in comune, figlie adolescenti un poco arroganti e sfrontate ma capaci anche di sorprendere per empatia e slancio, ex mogli e partner di una storia giunta al termine, colleghi, vicini di casa e sconosciuti con cui incrociamo le nostre vite ogni giorno.. E in mezzo a questa variegata folla, l'incredibile figura di Modiano, il recente premio Nobel, che l'autore trasforma in personaggio del suo romanzo: un espediente narrativo non nuovo ma sempre interessante e qui sapientemente dosato, a cui Laurain conferisce un certo peso ai fini di sviluppo della trama e che da come risultato una splendida immagine molto "letteraria" mentre in poche pagine si consuma l'incontro tra il romanziere a passeggio nel parco, assorto nei propri pensieri, e il libraio venuto ad interrogare lo schivo autore della dedica trovata tra le pagine del libro che la donna misteriosa portava con sè nella borsa perduta. 

Laurent si era alzato dalla panchina, con il tuffo al cuore degli appassionati che riescono finalmente a osservare la rarissima cannaiola beccogrosso. Anzi, fu ancora più forte: come se avesse appena scorto un esemplare del mitico dodo, estinto dalla fine del diciottesimo secolo.

Il libraio , che turba "la mattinata di uno dei più grandi scrittori viventi" lo accosta timido per cercare risposte che incredibilmente l'artista sa fornirgli, nel suo modo garbato, fuggevole, eppure preciso nel riportare alla memoria il viso di quella donna incontrata una volta qualche tempo prima.
Inevitabile che libri e scrittori siano quindi un elemento molto importante di questa storia: il libraio protagonista è un lettore attento e raffinato, con un curioso sistema di organizzazione della personale libreria di casa

[...] stava perfino attento a non far coabitare autori che non andavano d'accordo. Perciò Céline non poteva stare accanto a Sartre, Houellebecq a Robbe-Grillet. 

e in qualche modo il romanzo è una passeggiata tra i libri, dai classici ai contemporanei, soprattutto francesi; sono la quotidianità e il mestiere di Laurent e il mezzo con cui fino ad ora più si era avvicinato alla figlia adolescente

Aveva fatto scoprire la lettura a sua figlia fin da piccolissima. Dalle Storie del gatto sornione di Marcel Aymé erano passati a Harry Potter, avevano continuato con i racconti di Edgar Allan Poe, la poesia - Baudelaire, Rimbaud, Prévert, Eluard... - per poi tornare al romanzo con Proust, Stendhal, Camus, Céline e altri, e infine affrontare i testi contemporanei. Se nell'educarla aveva ottenuto un successo, era proprio questo.

Libri che rappresentano la seconda parte della vita di Laurent quando, senza più guardarsi indietro, abbandona un lavoro e un'esistenza che sente non appartenergli davvero. E insieme ai libri ci sono naturalmente gli autori, da Modiano romanziere di successo a tratti eccentrico e quasi irreale in quella Parigi bellissima, allo scrittore in crisi creativa che si divide tra presentazioni, pagine bianche e il lavoro di insegnante. Parigi, si diceva: il romanzo di Laurain è così squisitamente francese che quasi possiamo percepire l'odore di quella città meravigliosa, i suoi quartieri descritti come piccoli villaggi, i bistrot all'aperto, i piccoli appartamenti eleganti.. Profondamente francese per ambientazione, citazioni letterarie e quel non so che, quel misto di poesia e leggerezza in qualche modo caratteristico molto spesso della narrativa d'oltralpe.

Come si sottolineava in apertura poi, la storia di Laurain è una commedia dei sentimenti, in cui diversi aspetti dell'amore trovano rappresentazione, dal fallimento di una relazione protagonisti quegli amori così "effimeri, programmati fin dall'inizio per morire, e a brevissima scadenza"; amori che si interrompono bruscamente, in modo tragico; il rapporto tra padri e figli, non sempre facile, non sempre immediato. 
Non da ultimo il rapporto con gli oggetti che custodiamo gelosamente, segni di un passato che non vogliamo lasciare andare o simboli che eleggiamo a rappresentanti del nostro io più profondo, taccuini su cui appuntiamo idee fugaci, paure e pensieri felici e che vederci sottratti tanto bruscamente è quasi una violenza, non importa quanto possa suonare stupido ma una borsa in qualche modo può contenere così tanto di noi, dei nostri segreti.
E da quegli oggetti, Laurain ci dimostra, è possibile forse ricostruire una storia, una vita, una persona e aprirla a nuove possibilità