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#Pnlegge2014 - Sabato: unico problema? Non avere il dono dell'ubiquità (2^ parte)

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Eravate già stati travolti dalla quantità di eventi di sabato (la prima cronaca è qui)? Bene, non è ancora niente. Il pomeriggio e la serata di sabato sono stati ancor più intensivi, con pochissimo tempo per lo spritz quotidiano (anche i blogger hanno le loro necessità) e tantissimi km tra una sala e l'altra, quasi da velocisti.

CONTRO LA MALINCONIA?

Foto ©GMGhioni
Sala piena per Georgi Gospodinov, che presentava a Pordenone il suo Fisica della malinconia. Un titolo emblematico, di grande forza evocativa, che sembra cozzare con il bel sorriso dello scrittore, che osserva curioso e - si dice - stupito per la folla lì presente, nonostante la coda per Eco fosse già in corso. Ma basta sentire l'inizio dell'incontro con Gospodinov per avere la certezza di essere proprio nel posto giusto. Il romanzo ha per protagonista un malato di... empatia! Avete mai pensato a cosa accadrebbe se sentissimo e vivessimo le vite degli altri? Non solo dei nostri amici e parenti, ma persino dei miti classici! 
Gospodinov apre la conversazione con un interrogativo, che verrà via via smontato dalla potenza della sua trama:
Nessuno fa la reclame per vendere una Mercedes triste; così teoricamente la malinconia andrebbe evitata... o no?
©GMGhioni
Un libro come il suo desta non poche preoccupazioni: ad esempio, la malinconia bulgara sarà traducibile in una malinconia italiana? Sì, e ne ha avuto conferma al Salone del Libro di Torino, dove ha capito di essere profondamente in sintonia con il nostro Paese. Parte di quella malinconia è legata a tanti eventi e singoli fatti che non sono avvenuti: «Quel che non ci è mai accaduto, quel che non è stato, è anche quello che ci cambia di più». E inoltre:
Vengo da un paese che ha accumulato molta malinconia inespressa e io ho cercato di raccontarla.
La stessa parola "malinconia" in bulgaro ha un suono particolare: brevissima, vibra in gola, e sembra già evocare gli infiniti mondi del nostalgico. E così il romanzo si frammenta in tante storie, ospita frammenti di leggende che Gospodinov si è sentito raccontare da bambino, ma anche miti: ad esempio, un tentativo (riuscitissimo) di dare voce al minotauro, figura adottata anche per la copertina del romanzo.
Per concludere con un sorriso, viene letto un elenco delle cose che non possiamo collezionare, tratto da Fisica della malinconia, e tutta la genialità di Gospodinov si sposa con la simpatia di un'ora piacevolissima.


QUEI PERSONAGGI CHE CI CAMBIANO

Foto di @GMGhioni
Il titolo di questo paragrafo non è casuale: ho un ricordo di Umberto Eco che si muove dalle pagine di tanti testi accademici, ingrigite dalla matita, ad alcune intuizioni narrative fenomenali, accostate a qualche vecchia ospitata a festival e lectio magistralis. Posso confessare che era il mio evento più atteso? E, sorpresa (o forse no), non è stato facilmente "live-twittabile": chiedo scusa, infatti, per essermi limitata a prendere qualche notarella e a riproporre citazioni qui e là, ma la densità dell'intervento e la complessità del discorso non si offrivano a essere ridotte a 140 caratteri, né a un sunto a posteriori. Cosa posso fare, allora? Qualche cenno alle parti che più mi hanno coinvolta intellettualmente.

L'incontro verteva sul ruolo che i personaggi fittizi hanno nelle nostre vite, partendo dalla consapevolezza che «i personaggi dei romanzieri uccidono quelli della storia». Sappiamo tutti che per interpretare un testo, ci sono due livelli: uno semantico (basato più sui contenuti) e uno formale, ma siamo certi che siano dimensioni contrapposte, e non compenetrabili? E gli esempi che porta Eco conducono in questa direzione.

In quale universo abitano i personaggi fittizi? Non lo possiamo determinare, ma è un universo in cui loro ignorano la nostra esistenza, un "universo parassita", che assomiglia in tutto e per tutto al nostro mondo, ne sfrutta le regole, per poi proporre dei personaggi nuovi, finiti. Infatti, i dettagli determinano profondamente e chiudono il personaggio:
Posso dire di non conoscere mai del tutto mio padre; Renzo Tramaglino, invece, sì. 
Sarebbe troppo complesso addentrarci tra le tante sollecitazioni di Eco (ad esempio, perché piangiamo per la morte di Anna Karenina più di quanto facciamo per una notizia dalla cronaca?), ma speriamo che presto il testo dell'intervento possa essere fruibile per una di quelle letture lente, ponderate e tutte rimasticabili nel tempo.

Una delle frasi più interessanti, pensando ai tanti finali tragici della letteratura:
Se anche potessimo, vorremmo davvero cambiare la sorte dei nostri personaggi? Con loro sfioriamo il brivido del destino.
Concludiamo con questa frase, che per Eco segna una delle grandi vittorie della narrativa:
Chi entra nel mondo possibile di una narrazione può uscirne, ma può anche rientrarci quando vuole. 
Ed è una consolazione per viaggiare in un altrove che si ripropone esattamente uguale a ogni rilettura, o si fa scoprire ex novo alla velocità delle pagine.


QUANTA FATICA PER SCRIVERE UN ROMANZO? LE RISATE SONO MOLTE DI PIÙ

Natalino Balasso e Massimo Cirri a #Carnediromanzo
E in serata, io e le altre compagne di avventura (le amiche Noemi e Sara) non potevamo sottrarci a una delle tradizioni più divertenti di Pordenonelegge: "carnediromanzo", una serata per scrivere insieme un inizio di romanzo. Lo scopo? Dimostrare che scrivere è una gran fatica; ma tutto con la simpatia e le provocazioni di Natalino Balasso e Massimo Cirri, grandissimi improvvisatori. Al pc, per scrivere e aiutare la "memoria" collettiva, Monia Merli.
Risultato? Tutto da ridere. Vi dico solo che il protagonista era un usciere comunale sordo, che voleva ficcanasare nella vita privata di una fantomatica assessora che vendeva Citroen (ah, secondo voi chi era lo sponsor?). Gioco, divertimento e anche tanta tanta competenza, per una serata che ha completamente sciolto il pubblico. E dire, caro Balasso, che all'inizio ti sembravamo troppo quieti e posati?!



GMGhioni