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CriticARTe - Le radici della seduzione Gothic: i Preraffaelliti in mostra a Torino

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Trovarsi di fronte all’Ophelia di John Everett Millais in un lunedì qualunque, quando a Torino, come in qualunque grande città, il lunedì è sinonimo di chiusura dei siti museali, è stato quasi trascendentale. È così che ho ammirato la mostra, unica nel suo genere, I Preraffaelliti e l’Utopia della Bellezza, con 70 capolavori provenienti dalla Tate Britain di Londra, ancora visitabile fino al 13 luglio, nello spazio mostre del Polo Reale, a Palazzo Chiablese (che il lunedì apre inaspettatamente a partire dalle 14,30 - “anche per attirare l’attenzione dei turisti delusi dalle altre chiusure”, ci confessa il custode). 
Appena entrati, un’atmosfera sepolcrale e magnetica emerge dalla penombra e si materializza, senza preavviso, Ophelia. Sue sono le varietà di piante e arbusti vivisezionate visivamente sulla sponda del fiume, sue le spoglie leggere e pallide, adagiate con cura a giaciglio dipinto. La mostra non promette, ma offre stupore, già dalla prima sala. 
L’esposizione, realizzata e curata da Alison Smith, capo curatore della sezione di arte inglese del XIX secolo presso la Tate Britain, insieme a Caroline Corbeau-Parsons (Assistente Curatore, Arte Inglese 1850-1915), presenta per la prima volta a Torino e in Italia alcuni capolavori indiscussi della Confraternita dei Preraffaelliti, summa pittorica dell’età vittoriana. Promossa da Comune di Torino – Assessorato alla Cultura, Turismo e Promozione, dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte e dal Polo Reale di Torino, la mostra è prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore e realizzata in collaborazione con la Tate Britain e ha ottenuto il patrocinio del MiBACT – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Si articola in sette sezioni, che sono poi le linee portanti a cui si ispirarono gli artisti della Confraternita: Storia, Religione, Paesaggio, Vita moderna, Poesia, Bellezza e Simbolismo.

La storia dei Preraffaelliti ha inizio con John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti e William Holman Hunt, che fondarono la Confraternita nel 1848, con il preciso intento di cambiare la società attraverso l’arte, ispirandosi ad ideali del passato e del primo Rinascimento. Tra le caratteristiche della loro pittura vi era una fedele rappresentazione della realtà, la rappresentazione di un ideale femminile molto sensuale e la luce intensissima e diretta del sole, che fa splendere ogni colore. Le loro storie celebrano le eroine della letteratura, la loro religione è quella dei testi sacri, vissuta con una intensità spesso “sconvolgente” per i critici dell’epoca, primo fra tutti Charles Dickens, che non fu un loro estimatore. Nella prima sezione, “La Storia”, si trovano le opere ispirate ai drammi di Shakespeare e a storie medievali. 
Oltre alla già citata Ophelia, in questa sezione si possono ammirare Il disseppellimento della regina Matilda e Mariana di John Everett Millais, Claudio e Isabella di William Holman Hunt e Lear e Cordelia di Ford Madox Brown. 
Nella seconda sezione sono esposte le opere di soggetto religioso destinate committenza privata o alle mostre. I temi sono quelli del Nuovo Testamento. In questa sezione, spiccano Ecce Ancilla Domini! di Dante Gabriel Rossetti, Gesù lava i piedi di Pietro di Ford Madox Brown e La vigilia del Diluvio di William Bell Scott. “La società contemporanea”, tema della terza sezione, rappresenta la summa del loro pensiero politico, tradotto in espressione visiva, una sorta di critica alla civiltà industriale. Proprio da questo punto di vista, la scelta della città di Torino, sviluppatasi a livello industriale in maniera incredibile, rende forte il legame della città ospitante con la città di provenienza delle opere, Londra, oltre che con la protesta di fondo che muoveva i pittori preraffaelliti, anche sulla base delle idee del loro mecenate, l’architetto John Ruskin. Nel suo libro “The Nature of Gothic” del 1853, Ruskin affermava che la società medievale e le allora condizioni di vita e di lavoro, erano preferibili alla “schiavitù” moderna. Per questa ragione la Confraternita sperava in un ritorno ad un mondo basato su valori di parità ed equità fra le classi sociali. Il bellissimo quadro di William Holman Hunt, Risveglio di coscienza o quello di Ford Madox Brownin Prendete Vostro figlio, Signore, ne sono l’emblema. Contro ogni visione panoramica, nella rappresentazione della natura, ecco la sezione sul paesaggio, che può trovare il suo richiamo bucolico ovunque, anche dentro i viali di un parco cittadino inglese, Maggio a Regent’s Park di Charles Allston Collins, ne è l’emblema. Così come non sono da meno Il fiume Brent a Gendon di Ford Madox Brown e Paesaggio con ragazza accanto a un faggio di George Price Boyce.

Nella sezione finale, “Il Simbolismo”, si dà conto dell’influsso che l’arte dei Preraffaelliti ebbe sui movimenti artistici successivi. Sia in patria sia altrove, il lascito artistico del movimento derivò soprattutto da Dante Gabriel Rossetti, la cui sublimazione della figura femminile in un contesto drammatico, al di sopra di qualunque messaggio morale o letterario predominante, fece una profonda impressione su Edward Burne-Jones e, attraverso di lui, sul Simbolismo europeo. Nell’interessante saggio di Luca Beatrice (incluso nel catalogo della mostra), si evidenzia il fenomeno suggestivo grazie al quale, un movimento che non si prefiggeva un’innovazione rispetto al passato, sia riuscito a tramandare, intatto, il suo fascino nei secoli. In editoria questo fenomeno è conosciuto come long-seller, ovvero i libri che non smettono di appassionare nonostante siano stati scritti tempo addietro. I motivi di questo successo sono legati ai loro legami col Gotico, in particolare sono designati quali precursori del New Gothic: uno stile che ha contaminato non solo l’arte ma anche la musica, il cinema e la moda. I riferimenti sono tanti e gustosi: dal Liberty, per l’arte, ai film visionari e ispirati di Tim Burton, per il cinema; ma non mancano i riferimenti della Confraternita nemmeno tra le copertine dei Radiohead, grazie all’estro del pittore-illustratore Stanley Donwood. Nella moda non c'è collezione che non si ispiri, di volta in volta, a qualche icona celebrata dai Preraffaelliti, o al gusto genericamente dark e cimiteriale, altra caratteristica del Gothic style. Quella torinese è quindi una mostra ricca di sfaccettature, come ricca di fascino è stata la Confraternita dei Preraffaelliti, che si ispirava ai valori del passato, ma risulta ancora intrisa di spunti modernissimi e seducenti.


Samantha Viva