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Saga Divergent: viaggio nel mondo distopico di Veronica Roth

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La saga di "Divergent"
di Veronica Roth
De Agostini, 2014




A quanto pare il genere post gotico popolato –nell’ordine- da maghi, vampiri, streghe che negli ultimi anni ha riversato sugli scaffali delle librerie una serie infinita di romanzi young adult, ha infine esaurito la sua vena creativa o quantomeno è stato rimpiazzato da un nuovo filone pronto a soddisfare il gusto del giovane pubblico a caccia di evasione nel mondo del fantasy e sue declinazioni i cui sogni, desideri e frustrazioni sono tradotti sulla carta in romanzi – o meglio, in saghe, visto che difficilmente gli autori si limitano ad un solo volume- di ambientazioni post apocalittiche. Realtà distopiche dove l’eroe compie il suo percorso di formazione lottando contro il potere, quasi sempre corrotto e violento, parallelamente alla scoperta della propria identità e dei sentimenti. Hunger Games (qui la recensione  e qui un'altra lettura) di Suzanne Collins è stata una delle creazioni recenti più interessanti in questo nuovo panorama e non sono mancati stimolanti spunti di riflessione che rendono la saga intrigante anche per un pubblico adulto (diversamente invece dalla trasposizione cinematografica, godibile, ma purtroppo incapace di abbattere la barriera generazionale); ma come spesso accade, quando un genere diventa moda e una tematica si trasforma in topos, le declinazioni non sempre sono all’altezza dei primi esperimenti finendo col risultare semplice ripresa di un tema che si è intuito essere redditizio.


Nel caso della saga dei Divergenti scritta da Veronica Roth, il pericolo di essere associata troppo strettamente ad Hunger Games è piuttosto reale, perché i punti di contatto tra le due storie non sono certo pochi e, anche se la lettura della trilogia chiarisce le differenze che intercorrono tra di esse, il rischio di interpretarlo come un prodotto confezionato appositamente per soddisfare le richieste del mercato è piuttosto alto. Partiamo da alcuni elementi essenziali della trama, di cui inevitabilmente corriamo il rischio di svelare troppo, ma che è necessario introdurre al fine di individuare punti forti e deboli di questa saga: la vicenda si svolge in una comunità del Nord America, in un futuro non troppo precisato, dove la società è divisa in fazioni – Abneganti, Intrepidi, Pacifici, Candidi, Eruditi- ognuna con uno scopo e un’identità ben precisa nell’ottica del benessere generale della società; ogni anno i ragazzi di sedici anni sono tenuti a compiere la propria scelta e il gruppo cui decideranno di far parte diventerà più importante della famiglia d’origine, sulla base dell’ideale “La fazione prima del sangue”.
Tra chi sceglie di restare nel gruppo in cui è cresciuto e dove si trova quindi la propria famiglia, e chi invece segue le inclinazioni personali rompendo con i propri cari per entrare in una fazione differente, il Giorno della Scelta segna il destino dei ragazzi messi di fronte al proprio futuro. L’inclinazione per una fazione piuttosto che per un’altra è verificata da una serie di test attitudinali e simulazioni che rendono evidenti i tratti dominanti del carattere del ragazzo e lo mettono di fronte alla difficile scelta. Ma quando Beatrice Prior si trova ad affrontare i tradizionali test prima della scelta, risulta subito evidente che c’è in quella minuta ragazzina qualcosa di non comune: è una Divergente, la sua personalità non dominata da un solo tratto distintivo ma da attitudini diverse e soprattutto una mente quasi impossibile da controllare e sottomettere. Un pericolo quindi e per proteggere sé stessa e i propri cari deve tenere celata la sua vera natura. Indecisa su quale strada intraprendere è però certa di non appartenere alla fazione degli Abneganti in cui è cresciuta e sceglie di entrare negli Intrepidi: Ora capisco quel che mi ha detto Tori sul suo tatuaggio, che rappresenta la paura che ha superato, come un promemoria di quello che era prima e allo stesso tempo di quello che è diventata adesso. Forse c’è un modo di rendere omaggio alla mia vecchia vita, mentre abbraccio la nuova. «Si» rispondo. «Tre di questi uccelli in volo.» Mi tocco la clavicola, segnando il percorso del loro volo: verso il mio cuore. Uno per ogni membro della famiglia che mi sono lasciata indietro.
Una nuova identità per una nuova vita, dove le prove che la attendono e i nemici che la vogliono sconfitta si fanno sempre più pericolose, gelosie e ambizioni mettono a rischio la sua incolumità in una lotta per l’esistenza sempre più spietata. Ma soprattutto la nuova Tris dovrà fare i conti con segreti e interessi che metteranno in pericolo il mondo che fino a quel momento ha conosciuto, l’anima stessa della fazione messa in dubbio, mentre il confine tra bene e male diviene sempre più labile, fino alla sconvolgente scoperta di verità scomode con cui dovrà necessariamente fare i conti. Niente è come sembra, la realtà apparentemente pacifica e stabile nasconde povertà ed emarginazione – gli Esclusi, la fazione di cui nessuno vorrebbe far parte-, il potere corrotto e intransigente teme il diverso ma più di ogni altra cosa la verità stessa: Gli esseri umani non riescono ad essere buoni per molto tempo, senza che il male si insinui di nuovo tra loro e li riavveleni. Ed è proprio dalla sconcertante scoperta della verità che tutto va in pezzi e le certezze che fino a quel momento sono state la colonna portante della società si riducono in niente, facendo crollare l’apparato di inganni ed illusioni su cui il mondo delle fazioni è costruito. Beatrice/Tris, mentre cerca di sopravvivere all’addestramento tra gli Intrepidi scopre l’amicizia e l’amore, ma soprattutto si ritrova al centro di una lotta in cui individuare il vero nemico si fa sempre più difficile. Avventura dopo avventura, libro dopo libro, è un’escalation di violenza e segreti sempre più sconvolgenti, fino a quell’ultimo da cui sarà impossibile tornare indietro. Mi sono resa conto che le persone sono costituite da diversi strati di segreti. Credi di conoscerle, di capirle, ma le loro motivazioni ti sono sempre nascoste, seppellite nei loro cuori. E tu non le conoscerai mai, anche se a volte decidi semplicemente di fidarti. La saga della Roth è quindi innanzitutto una storia di formazione che vede protagonista una ragazza fragile nell’aspetto ma determinata nelle proprie convinzioni, in lotta contro un mondo violento e oscuro dove l’apparenza delle cose cela segreti e brama di potere e dove il nemico sembra inafferrabile, dai contorni sempre più indefiniti, ma il pericolo è costante. Non è la dittatura contro cui si ribella Katniss Evergreen, spietata ma piuttosto riconoscibile, la società pacificata di un futuro post apocalittico dove l’intento di denuncia sociale dell’autrice appare fin da subito evidente insieme al desiderio di rappresentare finalmente eroine forti e determinate capaci di salvarsi da sole senza nessun bisogno del principe azzurro; il mondo creato dalla Roth è, a mio avviso, meno interessante di quello di Hunger Games, senza dubbio più intriso di segreti e corruzione ma incapace di uguagliarne la carica di denuncia e coinvolgere quindi un pubblico più adulto. Il peccato più grande della trilogia della Collins resta, almeno per la sottoscritta, l’inevitabile triangolo amoroso che sembra imprescindibile per qualsiasi romanzo o film ambisca a conquistare il grande pubblico; la scoperta dei sentimenti è un tema che ricorre anche nella saga dei Divergenti ed è anche in questo caso la parte meno interessante della storia e a cui è dedicato fin troppo spazio e le scaramucce tra innamorati finiscono col distrarre il lettore da tematiche più interessanti che l’autrice avrebbe potuto meglio approfondire. Felice è anche in questo caso la scelta di una protagonista femminile per un genere che fino a poco tempo fa vedeva la predominanza di testosterone e relegava le donne a figure sullo sfondo.

La Roth e la Collins prima di lei hanno invece scelto di costruire la storia intorno a due protagoniste ognuna in modo diverso forte e determinata, l’una in lotta contro il sistema e la fame, l’altra alla ricerca di indipendenza, emozioni e verità. Proprio la costante ricerca della verità è uno dei temi portanti di questa saga: la conoscenza dà potere, il segreto è invece il male che infetta la società in cui Beatrice/Tris si muove e contro cui combattere perché una popolazione tenuta nell’ignoranza è destinata ad essere oppressa dai più forti. E dove in Hunger Games c’è un reality show al massacro, un Grande Fratello spietato che tutto vede e tutto controlla allo scopo di mantenere il potere conquistato, nella saga dei Divergenti i motivi che spingono a sorvegliare ignari cittadini sono più complessi del timore di perdere il diritto a governare e una volta scoperti generano anche nel lettore inevitabili interrogativi sul potere, la privacy, la ricerca genetica, l’utopia di una società perfettamente pacificata. È evidente quindi che dalla lettura possano nascere interessanti interrogativi sul mondo contemporaneo e le sue contraddizioni, ma ciò che limita fortemente la portata di queste considerazioni è la costruzione di una trama che a tratti risulta debole e semplicistica per poi a volte sorprendere invece con risvolti inaspettati; non mancano infatti scoperte e rivelazioni accolti dai protagonisti della storia con incredibile stupore ma che al lettore non suscitano le stesse emozioni perché troppo evidenti già in precedenza, segno forse di una certa immaturità creativa dell’autrice ma anche di un lavoro editoriale non sempre adeguato. Perché se è vero che non va dimenticato il target di lettori cui questa saga si rivolge, non per questo dobbiamo essere troppo indulgenti con le debolezze della storia, siano strutturali o formali. Superati questi difetti, resta comunque una lettura piacevole per mezzo della quale porsi interrogativi come quelli poc’anzi anticipati: il labile confine tra bene e male, il coraggio di ribellarsi ad un potere oppressivo e ad una società violenta e discriminatoria, il peso dell’eredità familiare nella determinazione della propria identità, dubbi sull’etica, il bisogno di appartenere ad un gruppo. Su tutto, l’antica domanda se e quando il fine giustifica i mezzi, cui è difficile dare risposte definitive e univoche e che nella storia si intreccia al senso di sacrificio e lealtà verso le proprie convinzioni. Inevitabile in un romanzo di formazione e young adult il confronto generazionale: figli che si ribellano ai genitori e al loro mondo scegliendo strade in contrasto con l’educazione ricevuta e la realtà fino a quel momento conosciuta, gli stessi genitori che la rivelazione di un segreto a lungo celato si presentano ora come persone del tutto nuove e sorprendenti. E poi uno dei quesiti con cui per alcuni personaggi è più difficile venire a patti: se e in quale misura la personalità dei genitori si trasmette ai figli? Il peso di un passato di violenza che sconvolge nel riconoscere in una certa inquietudine la stessa predisposizione all’aggressività da cui non si è riusciti a sottrarsi del tutto. Gli adulti che popolano il mondo della Roth sono quasi sempre contradditori, misteriosi e accecati – dalla rabbia, dal desiderio di potere o di vendetta, dalle proprie convinzioni- ed è più facile confrontarsi con coetanei che condividono le stesse paure e dubbi, nel difficile cammino verso l’età adulta. D’altra parte sono quegli adulti ad aver creato il mondo caotico e brutale che ora sembra sul punto di implodere: è la missione dei ragazzi quindi, mai del tutto innocenti ma non ancora completamente corrotti, cercare di salvare quel che resta del mondo che conosciamo.