in

#GiornatadellaMemoria: Si sente? Tre discorsi su Auschwitz di Paolo Nori

- -

Si sente? 
di Paolo Nori
Marcos y Marcos 2013

pp. 181
12 Euro

Si sente? è una raccolta di tre discorsi tenuti da Paolo Nori, dal 2009 al 2013, a Cracovia nell’ambito di Un treno per Auschwitz, un progetto che porta i ragazzi delle scuole nei luoghi della Shoah organizzato dalla Fondazione Fossoli (Fossoli è una località vicino Carpi dove sono ancora presenti resti di un centro di smistamento di prigionieri razziali e politici diretti ai campi di concentramento del Reich). Le riflessioni di Nori partono da un’osservazione frequentemente condivisa, che la Giornata della Memoria sia fatta per ricordare a prescindere, senza porsi molte domande in merito, senza approfondire, senza sapere che cosa significhi ricordare. Nella visione dello scrittore emiliano è una specie di notte bianca, magari quella che una volta all'anno si tiene nel proprio paese, e tutti si è obbligati a uscire. 

Il paragone di certo non regge, ma il 27 gennaio è ugualmente preso d’assalto dalle solite reazioni di circostanza.
Per questa ragione i suoi tre discorsi affrontano questioni ampie che, in un secondo momento, si rivolgono ai crimini dei campi di sterminio nazisti. Si parla, ad esempio, di razza e di come l’eugenetica sia sì stata ferocemente messa in pratica dal Reich, ma formulata anni prima da chi sosteneva che le persone andassero divise in 'stock' e che vedeva anche Winston Churchill tra i favorevoli alla segregazione degli individui 'inadatti' che potevano diffondere la loro progenie.

Ci sono anche riflessioni sul concetto di autorità, obbedienza, vendetta in Si sente? in cui Paolo Nori cita fatti di cronaca italiana come la strage di Reggio Emilia del 7 luglio 1960, da lui raccontata nel libro Noi la farem vendetta. Una vicenda che non lascia indifferenti, non solo per la morte per mano della polizia di alcuni manifestanti in uno sciopero pacifico, ma anche per l’atteggiamento adottato dallo stato italiano durante i processi.

Alla base dei pensieri racchiusi nel libro c’è una questione centrale, raccolta nell’ultimo discorso, Birkenau, e ragiona sul modo in cui si guardano le cose

Con il tono ironico, immaginandolo se, come di consueto, stesse leggendo il suo libro, Paolo Nori invita tutti ad essere un po’ deficienti. Osservare il mondo da deficienti significa apprendere le cose per la prima volta, senza darle per scontate. Nominare una parola è molto meno immediato che descriverne il significato. Come quella volta che Tolstoj parlò di fustigazione, una pena ben nota nella Russia ottocentesca, senza chiamarla per nome ma spiegando in cosa consistesse quella punizione generando, così, un effetto ben più diretto.Si dice che a Birkenau solo le betulle (Birke in tedesco) conoscano veramente gli orrori compiuti eppure oggi appare tutto ovvio: baracche, treni, camere a gas, forni….Chi immagina, scrive Nori, che, contrariamente a quanto si pensi, dai quei forni non usciva fumo? La ditta incaricata sosteneva che, per un perfetto funzionamento, non dovessero emettere fumo. Allora guardando al passato con gli occhi del deficiente si scoprono le cose per la prima volta ed esse si fanno davvero fulminanti e micidiali:
Ecco voi, domani, secondo me, avete, se posso permettermi, un privilegio, che vedrete Birkenau per la prima volta nella vostra vita e io, dopo fate come volete, ma io credo che vi convenga provare a guardarlo da deficienti, con gli occhi del deficiente che vive dentro di voi, e se sapete qualcosa, per le due ore che sarete lì, al mattino, dimenticatevelo, guardate, usate gli occhi, sentite gli odori, sentite quel che vi dicono le guide come se fosse la prima volta che sentite quelle cose, fate funzionare quella macchina dello stupore che avete, tutti, dentro la pancia.
È lo stupore che oggi dovrebbe accompagnare ogni gesto, perché oggi, ed ecco che Paolo Nori torna ad ampliare sempre più la sua riflessione, nulla è più scontato e, quanto al nostro paese, beh, è un po' l'impero austroungarico di Stefan Zweig. Crollato.
E se hanno messo un guinzaglio all'illusione, per citare un'altro un altro emiliano, non accontentiamoci, andiamo a fondo, non perdiamo quel tanto di deficiente che è in noi.

Martina Pagano