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"Ogni animale muore nella tana" di Alessandro Stellino

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Ogni animale muore nella tana
di Alessandro Stellino
Il Maestrale, Nuoro 2013

pp. 176
€ 16,00


Le azioni: ecco da cosa parte e su cosa si muove Ogni animale muore nella tana di Alessandro Stellino, già autore di Incendi. Racconto di fine estate (2011). La scena si apre con il protagonista Piero che sgancia il fucile dal suo sostegno, prima di avviarsi al mercato settimanale di Nuoro: più che mercato, è un ring per la guerra di tutti contro tutti che fin dalle prime pagine disegna una Sardegna semideserta e decadente, in cui ognuno svende il proprio e cerca pezzi di ricambio nelle discariche. Pura distopia o pianta cresciuta da semi drammaticamente presenti? 

In questo ambiente inospitale, Piero conduce una vita appartata, come un animale che difende la propria tana con artigli affilati dalle delusioni, e ogni giorno è scandito da una ripetitività avvilente, calmata almeno temporaneamente dall'alcol. Un animale che coltiva sempre un po' più astio per la società, convinto che solo un fucile sul suo pick-up possa salvaguardarlo dagli attacchi del mondo esterno. Ma quello stesso fucile manca il colpo quando, nelle prime pagine, Piero cerca di scacciare una ragazzina, probabilmente una zingara, che silenziosamente ha preso a seguirlo. La ragazzina si stabilisce a casa di Piero, e sorprendentemente la sua presenza silenziosa fa più rumore di mille discorsi: lentamente, quella che doveva essere l'ospitalità di una sera si trasforma in una tana per due: ma come due animali selvatici in cattività, anche Piero e la ragazzina si studiano da lontano. Ogni contatto rischia l'assalto, e azzannarsi pare l'unica alternativa a una simbiosi ancor più pericolosa, perché minaccia l'indipendenza e la diffidenza:
E più lei si faceva leggera più lui si sentiva forte, possente. Una forza che fluiva, nell'unione tra i due corpi, da quello della ragazza al suo. (p. 80)
Profondamente simbolico e fortemente filmico, il romanzo di Stellino stringe anche il lettore in una morsa: come la tana viene progressivamente accerchiata dal mondo esterno, così l'interiorità è scorticata dai dialoghi scabri e dai pensieri che, legati alla vita pratica, tradiscono riflessioni più ampie.
Non è un romanzo che cerca di accattivarsi il lettore; anzi. Ma il libro resta, prepotentemente, nella memoria: per le immagini di una Sardegna scabra, meno nota perché avvolta dal gelo e dalla neve; e soprattutto per la singolarità di un rapporto che scopre l'animalità umana, senza buonismi. Il divorarsi reciproco e quotidiano, in parallelo al divorarsi del tempo.