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Pillole D'Autore - Stephen Gray

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Ci sono autori, di fama mondiale, che purtroppo nel nostro Paese passano sotto silenzio e restano conoscenza di pochi appassionati lettori in lingua originale. In questa spirale troviamo anche Stephen Gray, che si presenta al pubblico dei lettori italiani grazie a una recentissima operazione di traduzione, portata avanti da Marco Fazzini, Francesca Romana Paci e Armando Pajalich per Amos Edizioni. La saggia scelta, di questa piccola ma sempre coraggiosa casa editrice, è stata quella di presentare un'antologia delle poesie di Gray, dalla prima opera, It's about time (1974) a Sheley's Cinema... and Other Poems (2006), con una aggiunta di alcune poesie inedite anche recentissime. 

Stephen Gray, nato a Città del Capo nel 1942, è autore di romanzi, poesie, saggi e biografie, nonché redattore e fondatore di alcune tra le riviste più impegnate nella diffusione della cultura dell'Africa meridionale. Anche le sue poesie si fanno "fari di una scrittura alternativa alle politiche di regime" (cito dalla prefazione di Marco Fazzini), in cui riflette sull'evoluzione dei rapporti dei bianchi sudafricani con i nativi e con l'Europa. In nome della sua inesausta curiosità, Gray si muove tra storie di quotidianità, ora sofferte ora lacerti di speranza, e non lesina riferimenti al passato, sperimentando generi poetici diversissimi: dalla satira all'elegia, tra ironia, denuncia e lirismo aulico (molte le citazioni di autori noti e notissimi). 


Per scelta, in questo nostro #PilloleDiAutore, si è preferito concentrarsi sulla tematica dell'amore passionale e familiare, spesso invasa dal respiro bellico (che talvolta diventa campo semantico o elemento di comparazione). Verrà presentato prima il testo in lingua originale: la poesia di Gray trova nella posizione lessicale intraversale e nella successione di sequenze foniche e ritmiche una forza che purtroppo risulta intraducibile. Si noti come la poesia scorra senza interpunzione, accostando tessere per libera associazione, si nutra di dettagli di vita quotidiana, specimina di una quotidianità ora alienata, ora celebrata nei suoi controsensi atavici. 

Curiosità: le sue carte sono attualmente in corso di spoglio e inventario al Harry Ransom Humanities Research Center dell'Università del Texas a Austin.


Stephen Gray, Poesie scelte, a cura di M. Fazzini (traduzioni di M. Fazzini, F. R. Paci, A. Pajalich), Amos Edizioni, Mestre 2012




Da It’s about time (1974):

It’s about time we talked in words
not cash principles group areas
developments effluent slick
words you can hear me stay

about time we walked on earth
not concords state limousines
saracens water or hell
on earth that connects you with me

about time we worked on the heart
not cancer computers banks
explosions inflations thromboses
the heart of blood in you and me

time we made time you know
not fences colours legislation
heritage separation progress
time about you and me about me

now I must tell you I love you
not dirty books censorship love
divorces my former love war
I love you and it’s about time.

(È ormai tempo. È ormai tempo di parlare con le parole/ non col contante principi aree tribali/ sviluppi scarichi onde nere/ parole che puoi sentirmi dire// ormai tempo di camminare sulla terra/ non sui concorde limousine di stato/ saraceni acqua o inferno/ sulla terra che college me a te// ormai tempo di lavorare sul cuore/ non sul cancro computer banche/ esplosioni inflazioni trombosi/ il cuore di sangue in te e in me// tempo di trovar tempo sai/ non recinti colori legislazione/ eredità separazione progresso/ tempo per te e tempo per me// e ora devo dirti che amo te/ non libri sozzi censura amore/ divorzi amore precedente guerra/ amo te ed è ormai tempo).


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Love Poem, Hate Poem

Now of all cruel crimes loving seems
        a guilty luxury
why when I look forward to
      pouring dry inside your arms
should I ring bells and trigger alarms


I would rather the sirens called for you
      and that when a line pulled straight
urgently telling all those I hate
      to slacken their dredful hold
another line could be about only you

as time clicks by like a grenade
     a fuse of crackerjacks
passions exhaust their casings
     and a kiss bangs into fire
and loving you becomes their obliteration.

(Poesia d'amore, poesia d'odio. D'ogni tempo crudele sembra l'amore/ un colpevole lusso/ mi chiedo perché quando desidero ansioso/ versarmi avvizzito tra le tue braccia/ dovrei squillare campane e allarmi scattare// vorrei invece che sirene t'invochino/ e nel tempo in cui un verso si traccia/ e in fretta dice a loro che odio/ d'allentare la presa paurosa/ possa essere l'altro verso tu solo// mentre quel rintocco dell'ora è granata/ o fila di petardi in sequenza/ le passioni scoperchiano custodie/ e un bacio esplode tra le fiamme/ e l'amore per te è il loro annullarsi). 

*

The Herb Garden

My mother before she died insisted
I should have a herb garden
Something in her English soul
Amid rough South Africans
Called for the tenderness of mint
The old scent of lavander and sage

They arrived in soggy pages of The Star
With a spade taller than herself
She dug them into my backyard
Before I was ready for them
A cigarette tightly in her lips
Explaining chives made life worthwhile.

That is how she died in her own
Garden of sweet remembrance
Very frail then with a bucket and spade
The size we childern used for play
Always finding the sun too hot the soil
Far too dry for her gentler herbs

Today after the long heart-stopping drought
My mother's bed of lost spices
Has so flourished I have cut it back
And the mint is in the crevices of fingers
The sage under my very nails
And I remember her every gesture.

(L'orto. Prima di morire mia mamma insisteva/ che dovevo avere un orto per le erbe/ qualcosa nel suo spirito inglese/ in mezzo a sudafricani rozzi/ desiderava tenerezze di menta/ antichi odori di salvia e lavanda// Arrivarono in pagine umidicce di The Star/ con una pala più alta di lei stessa/ le piantò nel mio spiazzo dietro casa/ prima che io ne fossi preparato/ la sigaretta stretta fra le labbra/ spiegando che l'erba cipollina dona un senso al tutto// E' così che se ne andò in quel suo/ orto di dolci ricordi/ fragilissima allora col secchiello e la paletta/ grandi come i giocattoli dei bimbi/ lamentandosi del sole troppo cocente e della terra/ troppo secca per le erbe delicate// Oggi dopo la grande siccità che arresta il cuore/ il letto di spezie smarrite di mamma/ è così cresciuto che l'ho dovuto circoscrivere/ e la menta è tra le crepe delle dita/ la salvia fin sotto le mie unghie/ e ogni suo gesto io me lo rammento).


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Selezione dei testi e nota a cura di Gloria M. Ghioni