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Niccolò Agrimi, "Sgualciti dalla vita"

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Sgualciti dalla vita
Racconti nudi e soprattutto crudi
di Niccolò Agrimi

Stilo Editrice, 2012

€ 10


Abbiamo sentito dire da più voci, negli ultimi mesi, che il racconto è il genere destinato a trionfare nell’era social. Non sono tanto spregiudicata da confermare questa ipotesi, ma una cosa è certa: le forme della narratio brevis sono, e lo sono da sempre, delle perfette cartine di tornasole; un buon racconto riesce a rivelare le forze (sotterranee, o esplosive) di una cultura letteraria. E Sgualciti dalla vita, raccolta d’esordio di Niccolò Agrimi, ci riesce benissimo.
Diciotto racconti. “Nudi, e soprattutto crudi”, ma non perché siano privi di cura retorica. Anzi, il bello è proprio questo: proprio quando sembra di leggere una piccola nota ridondante, un piccolo accenno di sentimentalismo, si tratta di una traccia lasciata ad arte per depistarci, per trascinarci nel sarcasmo o nelle illusioni della voce narrante. Due caratteristiche fondamentali, in questi racconti: la concisione (di rado il racconto supera le sei pagine), l’imprevedibilità. Ma lascio la parola all’autore, perché non avrebbe potuto descrivere meglio questa sua prova di scrittura:
Sono così brevi, perché mi sono quasi sempre affidato a una regola espressa nel Grande freddo di Kasdan: scrivere qualcosa che l’uomo medio possa leggere nella durata di una cacata media. Io personalmente sono giunto alla conclusione che se ti ci vuole più di una cacata per leggere una cacata, una delle due non è venuta bene. Mi auguro che nessuno di voi sia ‘stitico’.

Questo passo è tratto dall'insolita appendice alla raccolta, che porta il titolo Spettabile Editore. Incuriosita, ho chiesto all'autore se si trattasse di una vera e propria lettera di presentazione:
Proprio così. Era allegata ai racconti e quando hanno deciso di pubblicarli hanno ritenuto potesse essere interessante inserirla. Da parte mia, quando la scrissi e decisi di inviarla, lo feci con lo spirito di chi cerca, per quanto è possibile, di essere onesto con se stesso e con gli altri mettendo subito le carte in tavola, sia su che tipo di persona sono, sia su come mi approccio a determinate tematiche.
Un obiettivo perfettamente raggiunto, perché si chiude Sgualciti dalla vita con la voglia di leggere nuovi racconti firmati da Niccolò Agrimi.

Ma torniamo ai racconti. I temi trattati – tutti sotto il denominatore comune della ‘vita come condanna da scontare’ o del rivolgimento onirico – sono vari: la fine di una carriera sportiva (L’ultimo incontro), il rapporto col sesso (La menzogna dei limiti) e l’abbandono (L’indegno), le peripezie surreali innescate dalla morte (Il cane di Jacques, Il vecchio pontile)… Niccolò Agrimi raggiunge i risultati migliori quando si confronta con due temi particolari: l’orrore dell’emarginazione, capace di diventare uno spaventoso marchio anatomico (Sorridi alla vita); e la misera verità che si cela sotto le apparenze (I Pauperi, Il penultimo uomo sulla Terra). Racconti, questi ultimi, indimenticabili. 

La varietà tematica è in fondo omogenea grazie a un'atmosfera comune che si respira tra i racconti, e che sembra ammiccare a un particolare genere letterario, ai modi linguistici di un Pahlaniuk o di un Bukowski, per fare qualche nome eccellente. Ce lo conferma l'autore:
Quel tipo di letture sono state determinanti, e non vorrei mai dimenticare Borges e Richler – solo per citarne due – perché mi hanno fatto capire che la scrittura è un gesto di libertà in cui si possono esprimere idee e raccontare storie slegati dai vincoli di generi letterari o stilistici predefiniti. Tanto Bukowski quanto Borges – e qualcuno con questa associazione forse storcerà la bocca – mostrano come con le parole, grezze e acuminate nel caso del primo, cesellate e morbide di significati perduti nel caso del secondo, si possano costruire piccoli mondi letterari a uso e diletto del lettore.
Piccoli mondi che, nel caso di questi racconti, non sfumano in modo indolore da una pagina all'altra, ma stringono col lettore un livido patto di fratellanza à la Baudelarie tra chi racconta e chi ascolta, nel segno  dell'inconfutabile natura del reale:
Un lettore che riesca ad andare oltre il fastidio iniziale della banale iniquità della vita e riesca a sorridere, forse un po’ cinicamente, degli eventi che accadono e accetti il fatto che il buon Murphy (quello della legge, per intenderci) era un ottimista in confronto alla realtà. Il “nudo e crudo” non è pensato per disturbare le coscienze ad eccezione forse di quelle che ancora credono che Biancaneve si sveglierà dopo il morso alla mela avvelenata. Miei cari, Biancaneve è in overdose e finché non la portano in ospedale non ci sarà bacio che la salverà, al massimo si beccherà un herpes.
La scrittura di Agrimi piacerà a chi non ha schermi illusori sul mondo in cui vive, a chi ama svelare l'illogico senza ghirigori iperletterari. La sua micidiale perizia narrativa lascerà il lettore, sulll’orlo della pagina bianca, con un’esclamazione strozzata o un ghigno amaro sulle labbra. Ho provato la sensazione sulla mia pelle.



Laura Ingallinella