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#CritiCOMICS: Kimagure Orange Road

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Kyosuke, Madoka e Hikaru
Se avete più o meno trent’anni avrete sicuramente sentito parlare di Kimagure Orange Road, meglio conosciuto in Italia come È quasi magia Johnny, serie televisiva trasmessa nel 1989 da Mediaset. Il titolo originale, un misto di inglese e giapponese vuol dire La capricciosa via delle arance, che io trovo stupendo. Avevo circa dodici anni quando passando davanti alla fumetteria vicino casa vidi i fumetti della Star Comics coi protagonisti della serie, e sulla copertina una scritta che col tempo non avrei apprezzato allo stesso modo diceva che erano proprio gli stessi personaggi di È quasi magia Johnny. Di fatto non si trattava proprio di un prodotto per bambini, sebbene nel nostro paese i cartoni animati vengono sempre accostati ai più piccoli, in Giappone il più delle volte guardano ad un pubblico più adulto. Infatti Kimagure Orange Road fa parte dei cosiddetti shonen, ossia manga e anime destinati a un target di adolescenti e adulti, nonostante il fatto che possa sembrare uno shojo, poiché la trama è molto concentrata sui sentimenti dei suoi protagonisti, ma il punto di vista è prettamente maschile. In ogni caso capita spesso che le ragazze si appassionino agli shonen e i ragazzi agli shojo (letteralmente “ragazza”), ossia opere per un pubblico femminile.

Phoebe Cates 
Al centro della storia disegnata da Itsumi Matsumoto la componente romantica del triangolo amoroso si complica a causa dei poteri ESP del protagonista Kyosuke Kasuga e delle sue sorelle Kurumi e Manami, da poco arrivati in città. Irrimediabilmente indeciso per carattere, Kyosuke si trova sempre insieme alla sua compagna di classe Madoka e all’amica d’infanzia di lei, Hikaru, più piccola di un anno rispetto ad entrambi. Kyosuke è timido, impacciato e speciale, con la sua capacità di teletrasportarsi col pensiero, di far comparire oggetti tra le sue mani spostandoli con la mente, sorprendendo così le sue ignare nuove amiche: Hikaru, che nella prima versione televisiva è stata doppiata magnificamente da Marina Massironi, è solare, allegra, un’esplosione di entusiasmo e affetto che non manca di manifestare a Kyosuke in modo evidente e sfacciato; capelli corti da maschiaccio e occhi azzurri, è una teppista che cerca di essere femminile per il suo nuovo amore. Ispirata all’attrice Phoebe Cates, Madoka resta senza dubbio uno dei personaggi più sexy del fumetto giapponese, con la sua passione per la musica, il corpo perfetto, la cascata di capelli scuri dai riflessi blu e gli occhi grandi e verdi, il modo di fare a volte scontroso, sensuale, ma a tratti così dolce e affettuoso da far dimenticare che anche lei è una teppista. Sia Madoka che Hikaru prima dell’arrivo di Kyosuke fumano, fanno a botte e non hanno una condotta esemplare a scuola, cosa che in Giappone viene punita in modo particolarmente severo. Ma il nuovo arrivo cambia le loro vite, la compagnia di Kyosuke fa desiderare a entrambe di apparire ai suoi occhi nel modo migliore. La storia non si evolve velocemente e il legame tra i tre ragazzi si intensifica di capitolo in capitolo, fatto di tantissimi momenti vissuti insieme, come vacanze, viaggi o semplici giornate scolastiche. L’indecisione di Kyosuke sembra sempre giustificata dalle caratteristiche delle due ragazze così diverse, l’una espansiva e vivace, l’altra ombrosa, sensuale e tenera, entrambe bellissime, come mostra chiaramente l’episodio in cui il padre di Kyosuke, fotografo, decide di ritrarle al mare. E Kyosuke sempre affascinato da entrambe non manca di mostrare una vera e propria ossessione per Madoka, di fatto la prima persona che incontra appena arrivato in città, un incontro imprevisto, in cui lei gli regala il suo cappello rosso. Per quanto comunque incapace di prendere una decisione fino alla fine, Kyosuke dimostra sempre una certa sensibilità ed empatia, nella riflessione silenziosa e ammirata dei comportamenti di Madoka e Hikaru.

Non mancano l’ironia, il romanticismo e l’amicizia, perché prima ancora di essere innamorati i tre protagonisti sono amici. Intorno a loro gravitano una serie di personaggi bizzarri e divertenti, che a volte si innamorano di uno dei tre complicando in questo modo il triangolo amoroso. Come moltissimi altri manga, anche questo è una vera e propria finestra sul mondo del Giappone, con le sue tradizioni e i suoi usi, così efficacemente illustrati dalle note delle edizioni italiane. Feste, costumi tradizionali, regole scolastiche, cibi tipici, la lettura di un manga può rivelarsi una piacevole scoperta della cultura giapponese, spesso molto diversa dalla nostra. 

Il disegno tipico delle prime tavole di Orange Road 
Anche se in Italia è stata la serie televisiva a far conoscere il manga, in realtà il fumetto è antecedente alla versione animata: nel 1984 viene pubblicato il manga nella rivista giapponese Weekly Shōnen Jump, per un totale di 18 tankobon (volumetti); nell’1987 vanno in onda in Giappone gli episodi realizzati dallo Studio Pierrot, gli ultimi dei quali non furono tratti dal fumetto, poiché sono stati trasmessi quattro mesi prima che si concludesse la stesura del manga. Questo spiega perché il finale di questo sia diverso da quello dell’anime, che resta piuttosto vago e dà adito a varie interpretazioni. Il fumetto, che resta il capolavoro di Izumi Matsumoto, viene pubblicato in Italia per la prima volta da Star Comics nel 1992, con 25 tankobon al posto dei 18, quindi solo 18 di questi hanno la copertina originale giapponese. Dalle prime alle ultime tavole si può ammirare l’evoluzione stilistica di Matsumoto: confrontando i volumetti tra loro ci si rende conto di come i disegni un po’ compatti e stilizzati delle prime tavole, pur col loro fascino, siano molto lontani da quelli perfetti e spigliati degli ultimi numeri.

Madoka
La serie televisiva italiana invece andò in onda nel 1989 e, come dicevo, fu il successo di questa che aiutò il pubblico ad avvicinarsi al manga. Venne trasmessa su Italia Uno, i nomi giapponesi cambiati con altri italiani, cosa che si ripeté per molte altre produzioni, in cui anche le sigle (quella iniziale e finale in Giappone sono pezzi diversi) furono sostituite con quella cantata da Cristina D’Avena. Inoltre l’anime subì molte censure: i protagonisti sono adolescenti, alcuni dei quali collezionano di foto erotiche; inoltre una delle costanti dell’opera - sia nel fumetto che nell’anime - sono dei flashback piuttosto sensuali, frutto dell’immaginazione di Kyosuke; a volte compaiono personaggi come Akane, cugina di Kyosuke, che ha una vera e propria passione per le ragazze: tutto questo rientra perfettamente nel genere dello shonen e distingue questo fumetto dagli shojo.  La versione di Fininvest, dopo i tagli, fu messa in onda nella fascia pomeridiana. La diversità di cultura tra il Giappone e l’Italia consiste anche nella concezione del fumetto e del cartone animato: nel nostro paese si ritengono questi prodotti adatti soltanto ai bambini in età scolare, e sono culturalmente ritenuti lontani dalla letteratura e dal grande cinema, mentre in Giappone fanno interamente parte della cultura nazionale. È stato solo crescendo che mi sono resa conto che quella passione che avevo coltivato da sola nella mia stanza e nello spazio angusto di una fumetteria, più o meno tra i dodici e i vent’anni, in realtà costituiva una parte del mio patrimonio personale, è parte della mia cultura. Solo confrontandomi con appassionati del fumetto, anni più tardi, ho capito che non ero esattamente una bambina cresciuta che leggeva ancora fumetti e collezionava videocassette di cartoni animati, ma un’appassionata di qualcosa che non ha età.

Tornando all’anime, successivamente furono realizzate altre due versioni dei 48 episodi, senza censure, con nuovi doppiatori e con le sigle originali, una firmata Dynamic (oggi Dynit), l’altra Yamato Video. La serie, senza censure, è stata trasmessa soltanto da Man-Ga, che resta l’unico canale ad aver trasmesso in Italia le puntate 35 e 37.  La realizzazione dell’anime fu insolita proprio perché avvenuta prima ancora che la pubblicazione del manga fosse completata, nel 1985 l’episodio pilota venne proiettato al cinema, pensate. Tra l’altro la messa in onda dell’anime venne realizzata in modo tale da rispettare la cronologia della storia, che si svolge in un anno e mezzo circa, per cui le puntate estive della serie furono viste proprio nell’estate 1987. 

Un cenno particolare merita la colonna sonora curata da Sagisu Shiro, perché la musica ha una parte importante in KOR: Madoka suona il piano nel manga, mentre il sax è un’esclusiva molto sensuale dell’anime; in una puntata che in Italia è andata in onda col titolo “Musica e amore”, i protagonisti si preparano per partecipare ad un concerto rock, mentre in un’altra Madoka partecipa come cantante ad un concorso per gruppi rock, dimostrando così di avere una voce bellissima e di trovarsi a suo agio sul palcoscenico, con le sue pose sensuali sia nella puntata dell’anime che nelle tavole del manga. Madoka è figlia di musicisti, ecco un altro motivo per cui la musica è così importante in Kimagure Orange Road.

La versione animata non fu disegnata da Izumi Matsumoto, ma da Akemi Takada, che seppe rendere perfettamente sullo schermo le tavole del fumetto, come del resto avvenne anche con altri grandi anime dell’epoca come Mahō no Tenshi Creamy Mami (L’incantevole Creamy), Mahō no Yousei Persia (Evelyn e la magia di un sogno d'amore) e Maison Ikkoku (Cara dolce Kyoko). Per i più curiosi segnalo il sito http://www.orangeroad.it, davvero ricchissimo di notizie.