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Il dis-cursus amoroso di Roland Barthes

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Frammenti di un discorso amoroso
di Roland Barthes


Einaudi, 2007 (1979)


€ 8.50


Non c’è più la scena del balcone. Ma non si ha neppure più la morfologia dei tratti dell’innamorato, le sue espressioni, la sua mimica, laddove nel XIX secolo c’erano certe litografie, certe pitture, incisioni, che lo rappresentavano. Quindi non si può riconoscere un innamorato. Siamo circondati da esseri di cui non possiamo sapere se sono innamorati, perché se lo sono si controllano enormemente.
Roland Barthes (1915-1980) è stato uno degli intellettuali più significativi tra anni Sessanta e Settenta: critico, linguista, semiologo, uno studioso attivo su vari fronti, tra cui i fenomeni culturali di massa come la moda e il cinema. Tra le sue opere più importanti, Il grado zero della scrittura (1953) e Saggi critici (1964). In Critica e verità (1966) difende il credo strutturalista, ma al tempo stesso intraprende una svolta nella quale rivaluta la figura del lettore e giunge a posizioni decostruzioniste. Di questa impronta sono i Frammenti, un testo che si caratterizza non tanto come analisi testuale, bensì vira alla scomposizione, alla frammentarietà, lasciando aperta l’interpretazione.

Perché Barthes decide di parlare d’amore? Come afferma la citazione posta in apertura, egli ritiene che oggi il discorso amoroso sia del tutto marginale, fuori moda, privo di intensità e di coinvolgimento, non esiste né un linguaggio né una “morfologia” dell’innamorato. Se l’amour-passion fa parte della cultura popolare e permane, pur nel suo isolamento, sotto forma di film, canzone o romanzo, esso è estraneo al mondo intellettuale, quello della riflessione critica. Come constata Barthes: "per un intellettuale d’oggi essere innamorato significa veramente piombare nell’ultima solitudine".
Ed è a causa di ciò che Barthes sceglie di scrivere questo libro. L’idea parte da un seminario all’École des hautes études en sciences sociales, di cui è stato direttore, dedicato alle nozioni di discorso e discorsività. Il tema selezionato è, in particolare, il discorso amoroso, servendosi del Werther come “testo-tutore”. L’identificazione dello stesso Barthes e degli ascoltatori nelle diverse situazioni-tipo prese in esame, induce l’autore a tradurre il ciclo di lezioni in libro. Fragments d’un discours amoureux viene, così, pubblicato nel 1977, traendo ispirazione non solo dal Werther, ma anche da Platone, letture occasionali, nonché esperienze personali dello scrittore e di suoi amici.
E perché trattare l’amore nei termini di un “discorso”? Come Barthes chiarisce nella sezione iniziale “Come è fatto questo libro”, la parola dis-cursus
indica, in origine, il correre qua e là, le mosse, i ‘passi’, gli intrighi. In effetti l’innamorato non smette mai di correre con la mente, di fare nuovi passi e di intrigare contro se stesso.
I contenuti del discorso amoroso sono molto vasti, il libro offre davvero una panoramica sul linguaggio dell’amore. Non intendo rifarmi alle tematiche, a questo scopo, rimando all'altra recensione e alle Pillole d'Autore proposte da CriticaLetteraria. Al contrario ho preferito soffermarmi sull’origine e i motivi soggiacenti il testo, nonché la sua struttura. Quest’ultima è organizzata in “figure”. Per “figura” Barthes intende una precisa condizione nella quale il soggetto amoroso viene colto. Tali condizioni sono dinamiche, partecipative, vive: così come un atleta può essere visto nello sforzo di una determinata posa, allo stesso modo l’innamorato è sorpreso in una particolare figura. Si tratta di 80 figure (“appagamento”, “attesa”, “dipendenza”, “gelosia”, “incontro”, “magia”, “nascondere”, “scenata”, “unione” etc…) comuni a tutti i soggetti amorosi, archetipi universali, che combinati in modo diverso, tratteggiano l’esperienza dell’innamorato. Poiché le caratteristiche del sentimento amoroso sono personali, Barthes decide di non seguire un ordine cronologico nell’elencazione delle figure. La vita amorosa è un intreccio di figure diverse in cui:  
esse si agitano, cozzano tra loro, si chetano, ritornano, s’allontanano senza avere più ordine di un nugolo di zanzare. Il dis-cursus amoroso non è dialettico; esso funziona come un calendario perpetuo, come un’enciclopedia della cultura affettiva...
L’amore è un dis-cursus che Barthes rappresenta in maniera universale mettendo a disposizione di questo sentimento la sua preparazione di semiologo, cercando, forse, di liberare l’amore da quell’isolamento che, da intellettuale, avvertiva in modo particolare. Coniugando amore e riflessione teorica, per Barthes l’innamorato è un  
semiologo selvaggio allo stato puro. Passa il proprio tempo a leggere segni. Fa solo questo: segni di felicità, segni d’infelicità. Sul viso dell’altro, nei suoi comportamenti. È veramente in preda ai segni.
Chi legge il francese può trovare interessante gli appunti di Roland Barthes per il seminario all’Ecole des hautes études pubblicati in: Le discours amoureux: Séminaire à l'Ecole pratique des hautes études 1974-1976 suivi de Fragments d'un discours amoureux, Éd. du Seuil, Paris 2007.

Per le informazioni di carattere teorico è stato utilizzato, di Alberto Casadei, La critica letteraria del Novecento, il Mulino, Bologna, 2008.

Martina Pagano



Questi Frammenti hanno colpito molto anche Debora e Gloria:
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