in

Editori in ascolto - Roberto Russo per Graphe.it

- -
Editori in ascolto
- Incontriamo Roberto Russo per Graphe.it -





Quando è nata la vostra casa editrice e con quali obiettivi?

La Graphe.it edizioni nasce nel 2005 come concretizzazione di un sogno a lungo accarezzato: quello, cioè, di muoversi nel mondo dei libri a prescindere dalle logiche di mercato e cercando di valorizzare i buoni testi che ci sono in giro ma che spesso non trovano uno sbocco in libreria. Va da sé che un progetto del genere è alquanto “folle” dal punto di vista commerciale: ma, come detto all’inizio, è un sogno e i sogni sono strani…

Se doveste descrivere in poche parole il vostro lavoro editoriale, quali parole usereste?
Passione. Leggiamo tutti i testi che ci giungono e scegliamo in base a quelli che ci colpiscono o che hanno qualcosa da dire. Per questo motivo privilegiamo la saggistica e i testi di spiritualità (intesa in senso ampio).

Come vi ponete nei confronti delle nuove tecnologie?
Siamo aperti a tutte le nuove tecnologie: non è un caso che quando nel maggio 2010 è stato lanciato il primo store italiano di vendita di eBook – Internet Bookshop – durante il Salone di Torino noi facevamo parte del gruppo di quattordici editori che ha dato avvio al tutto.

Cosa pensate delle mostre-mercato del libro?
Sinceramente? Non ci piacciono! Viste da dietro le quinte spesso queste mostre sono molto disorganizzate, oltre ad essere molto esose (per gli editori). Spesso ci sono giochi di potere alle spalle che ben poco hanno a che fare con il libro e la lettura. Capisco che ci sono dei costi di realizzazione, ma mi sono sempre chiesto: “Se io editore devo pagare tot per avere uno spazio espositivo, perché anche il visitatore deve pagare un biglietto d’ingresso?”. Ho sempre proposto – ma non sono mai stato ascoltato – un biglietto d’uscita, non uno d’ingresso: se hai comprato almeno un libro, allora non paghi nulla; se non hai comprato nulla, allora paghi un biglietto. In questo modo, forse, si valorizzerebbero i libri e si spingerebbero le persone ad acquistare.

Come vi ponete nei confronti dell’editoria a pagamento e del print-on-demand?
Premesso che la Graphe.it edizioni non pubblica a pagamento, ci sono alcuni punti della questione “editoria a pagamento” che vanno evidenziati, almeno secondo me.
Credo che, soprattutto in questi ultimi anni, si sia iniziata una sorta di guerra santa che, alla fine, fa male a tutti. A rischio di risultare impopolare, tengo a sottolineare che l’editoria a pagamento esiste anche perché ci sono diversi autori disposti a pagare. Si è sempre portati a vedere l’editore come colui che è pronto a vedere l’autore come un pollo da spennare (c’è anche un libro con questo titolo in cui si invitano i lettori a non farsi spennare come polli… peccato che quel libro sia stato pubblicato a pagamento…). L’editoria a pagamento è un male, ma lo è anche la totale incapacità di diversi autori e autrici di ricevere critiche e/o correzioni. Ci sono stati diversi testi che noi abbiamo rifiutato per motivazioni oggettive – scritti male, storie inesistenti e simili – che poi, pari pari, sono stati pubblicati a pagamento, non senza prima aver ricevuto email con una serie di offese da parte degli autori “rifiutati”. Se è un male l’editoria a pagamento – e lo è! – è anche un male l’autore che paga. Questo bisogna dirlo chiaramente.
Il print-on-demand lo vedo con maggiore simpatia, soprattutto per quei titoli fuori catalogo o talmente di nicchia che difficilmente vendono.

Ritenete che il passaparola informativo, tramite blog o siti d’opinione, possa influenzare il mercato librario? E la critica tradizionale?
Il passaparola informativo può influenzare il mercato librario, anche se parti piccole. Per una piccola casa editrice è difficile competere con il potere delle grandi e spesso, ancora oggi che tutti lodano internet, una recensione su un blog è ritenuta meno importante di una pubblicata su un pezzo di carta.

Pubblico: quali caratteristiche deve avere il vostro lettore ideale?
Deve saper leggere, nel senso che non deve tanto sapere interpretare i segni sulla pagina, ma capirli. Più passa il tempo e più ci rendiamo conto che si legge con preconcetti: non si legge quello che c’è scritto, ma quello che uno pensa che ci sia scritto. E questo è molto triste. 

Intervista a cura di Gloria M. Ghioni
-----
Il sito della casa editrice: http://www.graphe.it/