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Finisce "Parole nel tempo": la piccola e media editoria lascia Belgioioso

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CriticaLibera: Finisce "Parole nel tempo". 
-- Dissapori di un'assidua visitatrice --



Vi è mai capitato di essere particolarmente legati a una manifestazione-evento? Di andarci tutti gli anni, godendovi l'attesa nei giorni immediatamente precedenti e il ricordo nei successivi? Ecco, a me succedeva con le "Parole nel tempo (clicca qui)", mostra-mercato della piccola e media editoria che per anni ha riempito di pagine scritte il castello di Belgioioso (Pavia)
Lo sfrigolio delle borse colme di libri, quel peso piacevolissimo per ogni lettore appassionato, che si tiene in spalla il frutto di una selezione dolorosa e dolce al tempo stesso. Le sale zeppe di titoli curiosi che - lo sappiamo benissimo - non avremo mai il tempo di leggere per intero, e probabilmente salteremo qualche opera che ci avrebbe portato via il sonno per una copia di un emergente senza nerbo. Ma faceva parte del divertimento, quel piccolo rischio di rimanere sconvolti da una copertina, affascinati da una quarta di copertina, avviluppati in uno stralcio di libro letto per puro caso, e poi scoprire che invece tutto il nostro interesse sfumava alla terza pagina. E altre volte, invece, ci lasciavamo consigliare dagli editori, che sapevano scegliere il titolo adatto a noi, solo parlandoci per cinque minuti. Sì, perché veri comprotagonisti, accanto ai libri, erano gli editori: ora disponibilissimi al dialogo, ora intimiditi dagli occhi curiosi e dalle mani sfacciate di tanti visitatori (non compratori), ma sempre ugualmente gentili, propensi a dispensare consigli di lettura e a raccontare qualche aneddoto del loro mestiere. Qualche incontro interessante, presentazioni librarie imprevedibili, alcune impensabili, tra gli spifferi delle sale del castello. Circoli di uditori e circoli di lettori gettati sul prato, in cortile, gli occhi sulle pagine appena comprate, l'ansia formidabile e senza età di divorare subito l'opera. Un'Atlantide di bibliofili, l'illusione di riuscire a vivere per due giorni all'anno una babele libraria destinata a restare in piedi per sempre. Un'illusione davvero...

Quest'anno, tutto questo non ci sarà. L'appuntamento con la piccola e media editoria è saltato, fagocitato da altri eventi. Più redditizi, ovvio. Potete immaginare il mio sconforto quando ho visto che a fine settembre non c'erano appuntamenti con "Parole nel tempo" in calendario, e tutto si rimandava alle giornate del Vintage o di Officinalia. Ora, viene da chiedersi, era davvero così imprevedibile la morte (o il coma reversibile?) di Parole nel tempo?
Da anni si vociferava che la manifestazione, ormai ventennale, non riscontrava più enorme affluenza, anch'io ne avevo parlato (clicca qui), forse anche per via delle ormai rarissime promozioni in fiera, o per la concorrenza di eventi editoriali collaterali nella penisola. Fatto sta che comunque le sale erano sempre mediamente vuote, lo avevamo notato tutti, e si temeva che sarebbero sopravvissuti solo eventi di risonanza maggiore come il Pisa Book Festival o il celeberrimo Salone del Libro torinese, per non parlare del Festival della Letteratura di Mantova. Effetto della globalizzazione? Non credo. Direi piuttosto effetto del disamore per la libera scelta e, purtroppo, per il libro in generale. Sempre più spesso sento confondere il libro meritevole con il libro che ha venduto di più: non è detto che i due termini siano antinomici, ma non si tratta neanche di un'equazione matematica. Allo stesso modo, si diffida della piccola e media editoria, considerata minoritaria e, secondo la mentalità di molti, meno affidabile. Ma questo misunderstanding a cosa sta portando? Al potenziamento dei maggiori gruppi editoriali, a discapito di quelle piccole e medie realtà che propongono spesso inediti di grandi autori o portano sulla carta questioni coraggiose, autori scomodi, promettenti scrittori in erba. E' questo microcosmo che vorrei proteggere dall'annegamento, non le case editrici a pagamento, quelle tipografie mascherate dietro un ISBN che seminano illusioni!

A quanto pare, invece, c'è poco (pochissimo) da fare. Dicono di sperare per il prossimo anno. Ma il prossimo anno gli organizzatori come giustifichererebbero l'interruzione di un anno? Accetterebbero di cancellare dalla locandina il glorioso numero di edizioni passate e di ricominciare da zero? Lo spero, ma non oso crederci. E, quindi, quest'autunno non sarà salutato dall'annuale mostra-mercato. Pareva irrinunciabile ma, a quanto pare, bisognerà amaramente rinunciarci.

Gloria M. Ghioni