in

Per ogni frazione - Davide Castiglione

- -
Per ogni frazione
di Davide Castiglione
Campanotto Editore, Udine 2010

con una postfazione di Luca Stefanelli
pp. 104
€ 10.00


C'è un passare di gente,
di visi in vetrina e sotto i portici
l'arco più basso delle labbra.

Non è l'inverno ad abbottonarla,
mi convinco, se i cappotti
stringono i gesti a farli simili
a un viale senza deviazioni;

sarà la paura di urtarsi
pari al desiderio di urtarsi,
sui marciapiedi un vestirsi a sorriso
che più eccede e più lascia

nudi: così, per non sentirci
assenza o incrocio mancato,
gente a passarsi in mezzo,
in vetrina, a passare, a non conoscersi.

Un'interessante brezza poetica scivola lungo le strade di Pavia, entra nelle aule universitarie ma, soprattutto, raggiunge i bar, con letture e discussioni che creano movimento, quasi novelle "Giubbe rosse" della pianura padana. Tra queste giovani voci, Davide Castiglione, classe '85, alessandrino di origine ma pavese d'adozione, per i suoi studi linguistico-comparatistici e per l'avventura collegiale. La sua prima raccolta, Per ogni frazione, ospita la postfazione di Luca Stefanelli, finissimo studioso di letteratura e filosofia dell'ateneo pavese, ed è uscita per l'editore Campanotto, da sempre attento alla poesia contemporanea. Indizi, questi, che lasciano presagire la portata della raccolta, di cui si intuiscono i caratteri di serietà poetica e di sapienza compositiva, nonostante la giovane età del poeta (i testi sono stati composti tra il 2005 e il 2009). 
Basta scorrere l'indice per accorgersi che niente è lasciato al caso, nella poesia di Davide Castiglione: l'epigrafe; la divisione in cinque sezioni dai titoli significativi; l'attenzione tipografica alla resa dei titoli delle singole opere e alla distribuzione del testo nella pagina; le note dell'autore - tutto testimonia l'importanza del paratesto, ereditata forse dall'amatissimo Sereni.

Ma passiamo alle poesie. Fin dai primi testi, emerge l'importanza del ripiegamento intimistico su di sè, che non tradisce alcuno snobismo; al contrario, si tratta di una scelta del giovane io lirico, ossimoricamente «intimo straniero - familiare distante», che s'inerpica per la via scarsamente penetrabile della conoscenza di sé e degli altri, simboleggiata dalla metafora del viaggio.
Paure, offese, smarrimenti, dimenticanze e perdite sono spesso risposte frustrate al desiderio di comunicazione («i suoi minuti infissi alla porta senza suono/ il mio soffrirli in tutto il sorriso che vi mostro») e, ribadisco, di conoscenza (si veda la bella "Dialogata"). Questo viaggio di immersione in sé, testimoniato dalla presenza di un alto tasso di forme riflessive e dalla trasformazione di verbi transitivizzazione dei verbi, non poche volte porta a evitare la presenza di dati referenziali e a non soffermarsi sulle circostanze che hanno dato origine alla poesia. Non vorrei però che si pensasse a una poesia - pur sottilmente - autoreferenziale: semplicemente, il potere evocativo e l'evanescenza di certi contorni versali contribuiscono alla polisemia dei testi. In altre parole, al lettore è concesso spesso di interpretare e ricontestualizzare le liriche. 

Altrove (come nella sezione Sensi della piazza), le poesie  si soffermano brillantemente su microcosmi ben circostanziati: ora sulla geografia, ora sugli oggetti quotidiani. Il collegio, le aule universitarie, Piazza Vittoria e il Lungo Ticino tornano, a volte nominalmente a volte semplicemente evocati, ma sempre riconoscibili per chi conosce Pavia. E' una geografia reinterpretata in rapporto alla fiumana di esistenze che la popolano, come nella poesia riportata sopra: mondo naturale e umano si intrecciano - a volte scontrandosi, a volte leggendosi dentro reciprocamente, a volte rabberciandosi vicendevolmente. Il poeta, non sempre attante («l'occhio non è nuovo/ a chiamarsi fuori»), è un contemplatore inesausto, a volte scoraggiato, ma disposto a saggiare la realtà. Umiltà e curiosità formano un binomio ben accostabile a Castiglione, tanto riservato quanto estremamente attento:

I
Il vento, se fa tanto, lascia che i panni oscillino,
mai imparata l'urgenza di tenersi o andare.
Come i loro, ammansiti dal sole (perché c'è,
è un fatto), sono i toni di un contrasto dalla strada,
da una finestra, scivolati alla veranda dove siedo.
Un foglio diviene semplicemente aeroplano,
a lanciarlo quasi docile giunge a chi si vuole;
nel soggiorno, senza identità o concordanza
aprire un giornale è lo stesso che accendere il televisore;
la cronaca non ferma la forchetta a mezz'aria,
il fuori del fuori si fa soffio - fino a schiacciare.


Ma la poesia si accosta anche al sentimento, e anzi lo celebra, se ne fa espressione e crea un ponte sull'indicibile. Quotidianità di amori «sciolti» e amori «legati»: si evita così il rischio onnipresente nella lirica contemporanea di cadere nel già detto o nel sentimentale. Basti leggere i frammenti di "Quadri" per ammirare la discrezione con cui il poeta si rivolge all'amore, senza retorica né illusioni. Il campo generalmente inflazionato dell'amore offre l'occasione per sperimentare, come leggiamo nell'originalissima "Racconto di una sedia":

"Raccontami di una sedia.
La voglio così: eterna.
La voglio anche: di vapore".

Certamente. Ci sono: io e te.
E sedia sta per
sostenere
in questa storia.
Che (sei attenta?) dura
da dieci - chiedimi
se mesi
o minuti, mentre ti
sbilanci (a guardarmi);
più sotto c'è un vuoto
in miniatura.

Stanco
e in silenzio (ascolti?) la affido
ad altri, e sempre
se non ti pesa
fai che siano me:
la sedia carica sta per
cadere: a dirlo
è l'evidenza, un minimo
aggiornata in fisica.
Lo Zanichelli:
la sedia sedia sta per
sedile per una persona
sola.

Sono da ritenere attendibili.

Creare, realizzare. Realizzo:
eccoci, a terra
(mi senti?)
io e.

Anche la sensualità, presente solo a sprazzi, non è mai alternativa al sentimento, ma ne è parte integrante. Si noti la delicatezza con cui viene ricordata una prima notte d'amore: senza negare la carnalità dell'atto, Castiglione vi trova rinascita, rigenerazione, miracolo nella «stamberga» della realtà, «in respiri approssimati» a quelli dell'amata, ma «per eccesso»:


Lei da sé, dalle ciglia, nella calma mi sfila
la carcassa di una notte, la prima,
la rimuove. Grembo immemore, ne riemergono
baci senza scia, un tempo scartato, miracoli precari.
Io non so; la sento, solamente mi fermo,
nelle vene delle alghe, nel fiore nella stamberga
nella camera ambrata, la sua mano inventa il mondo.

Altro aspetto interessantissimo è il primo piano dedicato all'atto di scrivere, Leitmotiv presente nelle singole liriche, come in "Lettera da casa". L'obiettivo principale della poesia è, per il Davide Castiglione, l'ambiziosa funzione eternatrice, sulla scia oraziana:
«sono nati museo per non morire/- l'ossessione con cui pensavo/ il mio scrivere». 
Come già emerso dalle poesie scelte, lo stile è curatissimo, colto senza cadere nel verboso o nell'intellettualistico; le citazioni poetiche, lo studio della parola e della iunctura tradiscono la cultura letteraria di Castiglione, nonché la ricerca di piacevolezza fonica riflette la maturità precoce del poeta. Non resta che aspettare le prossime prove. Nel frattempo, possiamo parlare con Davide della sua poesia (e ascoltarne le letture) in uno dei frequenti incontri del gruppo poetico "Tredici cadenze" all'AmBARabà di Pavia. 

Gloria M. Ghioni