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L'idea di libertà

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L'idea di libertà
Ian Carter e Mario Ricciardi (a cura di)

Feltrinelli, 1996
206 pp.

Vorrei festeggiare il 25 Aprile sul nostro blog recensendo un libro che raccoglie contributi importanti e diversi circa l'analisi del concetto di libertà. D'altronde, oggi festeggiamo proprio la liberazione del nostro Paese dalla dittatura fascista e nazista, e nel farlo ricordiamo i tanti antifascisti membri di una Resistenza plurale, che hanno lottato perché noi oggi potessimo gustare il senso di questa parola: libertà.

Libertà è un concetto dai sensi così plurali e diversi già nel nostro linguaggio comune, e fatto proprio da ideologie diversissime e in conflitto che, non solo darne una definizione sembra essere un daunting task, come ricorda Tim Gray in Freedom (Macmillan, 1991), ma anche che sembra un concetto, tra i concetti politici, intrinsecamente contestabile: socialisti e liberali, libertari ed egualitari, politici, filosofi, rivoluzionari, romanzieri, hanno dato ad esso significati così diversi che è difficile (ma io credo possibile, e auspicabile) trovare o costruire il nucleo comune che ne fa un unico concetto. Ma, prima di assumere una posizione scettica, vale la pena di sondare le nostre intuizioni, e farne teoria, se possibile.

Dagli anni '60 in poi si è sviluppato, all'interno della tradizione della filosofia politica analitica, un fecondo e vasto dibattito, che prosegue ancora oggi, circa l'analisi del concetto di libertà e le connesse implicazioni per la fondazione, o la critica, di una teoria liberale della giustizia. Nel 1996 Ian Carter e Mario Ricciardi, curando l'edizione de L'idea di libertà, ebbero il merito notevole di organizzare la traduzione di alcune delle differenti analisi rilevanti. Il libro, infatti, è una raccolta di interventi di autori come Gerald C. MacCallum, John Gray, Charles Taylor, Hillel Steiner, David Miller, Felix Oppenheim, G.A. Cohen.

I papers raccolti trattano propriamente della libertà di agire, l'idea di libertà direttamente rilevante per la teoria politica. La cosiddetta libertà sociale al centro dell'indagine è perciò analiticamente distinta dalla libertà del volere: il dibattito qui esposto non è quello tra assertori del libero arbitrio, compatibilisti e deterministi. Esso ha piuttosto al suo centro la libertà dell'agire. Un esempio intuitivamente chiaro di libertà di agire è quello del prigioniero, che è non libero di fare molte cose che un'altra persona non prigioniera è libera di fare: egli, ad esempio, non può andare a teatro, un cittadino comune, invece, sì, purché non vi siano vincoli alla sua libertà. Potremmo perciò chiederci: quali sono i vincoli alla libertà? La povertà, ad esempio, può essere considerata un vincolo alla libertà? Una persona povera è libera di cenare all'hotel più costoso della città? Inoltre: vi sono solo vincoli esterni alla libertà di azione (ostacoli esterni all'agente), o anche vincoli interni, come le manie compulsive, le fobie, l'ignoranza? In questo senso, un uomo che non esce di casa perché ha una paura (più o meno fondata) di essere ucciso dal vicino, o di essere assalito dai suoi creditori, è libero di uscire di casa? Diremmo di lui che è non-libero di uscire di casa perché se lo facesse dovrebbe pagare un costo più o meno alto (quanto alto?) o che, pur dovendo pagare un costo variabile, è nondimeno libero di farlo nella misura in cui ostacoli esterni all'azione non lo impediscano fisicamente (Steiner)? Il cassiere di una banca è libero di non consegnare i soldi al rapinatore che gli sta puntando contro una pistola? Sembra allora che dobbiamo domandarci se minacce e lusinghe abbiano effetti, siano vincoli, alla libertà. L'ignoranza, ad esempio, è un vincolo alla libertà? Un uomo che non conosce la matematica è libero di fare una somma, o una divisione? Allo stesso tempo, anche dalla distinzione tra capacità e libertà sorgono questioni problematiche: possiamo dire di essere non-liberi di computare operazioni algebriche complicatissime, o siamo invece semplicemente incapaci, ma non non-liberi di farlo? Si pensi, inoltre, ai Paesi retti da regimi dittatoriali, nei quali le persone sono spesso non-libere di leggere molti libri che vengono censurati, o non vengono stampati, e subiscono restrizioni nelle loro libertà di parola, e di movimento. Si ammette generalmente, invece, che cittadini di una democrazia liberale siano in un qualche senso più liberi di chi vive all'ombra di una dittatura. Da questa nostra intuizione generalmente condivisa possiamo notare che: a) la libertà di cui stiamo parlando non è la libertà del volere: il prigioniero è altrettanto socialmente libero (è non impedito di fare lo stesso numero x di azioni) anche se ammettessimo il determinismo. Un individuo che si trovi di fronte ad una strada interrotta dalla caduta di un albero che ne impedisce il passaggio, è sempre socialmente non libero, in quanto ostacolato, di attraversare la strada, sia che si ammetta il libero arbitrio, o il determinismo. Alcuni autori, però, in lavori recenti, hanno sostenuto che per parlare di libertà sociale si debba discutere anche della libertà del volere, e spesso la discussione sulla libertà sociale è collassata in un dibattito sul libero arbitrio. É opportuno però, almeno analiticamente, tenere la distinzione tra i due usi del termine “libertà”. E b) che le nostre intuizioni sembrano richiedere una qualche misurazione precisa della libertà, per permetterci di fare confronti. È possibile misurare la libertà?

Ho sollevato qui solo alcuni punti rilevanti in merito. Quello dell'analisi della libertà è un campo di studi che si è molto sviluppato negli ultimi decenni. I differenti risultati raggiunti non permettono ormai che una teoria della giustizia eluda il confronto con essi e non prenda precisamente posizione in merito. Mi permetto, perciò, di segnalare solo alcune indicazioni bibliografiche per il lettore che volesse ulteriormente approfondire.



Bibliografia
Nelle pagine conclusive de L'idea di libertà Carter e Ricciardi hanno curato una vasta bibliografia ragionata sulla libertà, che è utilissima, e che è consultabile presso: http://www3.unipv.it/deontica/bibliog/libert.htm .
Come lavori introduttivi è molto utile la voce Positive and Negative Liberty curata da Ian Carter presso la Stanford Encyclopedia of Philosophy, consultabile presso ,http://plato.stanford.edu/entries/liberty-positive-negative/ il libro di Tim Gray Freedom (Macmillan 1991), che è una dettagliata rassegna delle principali posizioni alternative (aggiornata al 1991), e il paper di Corrado del Bò, Il concetto di libertà nella filosofia politica contemporanea, consultabile presso http://www-3.unipv.it/deontica/scritti.htm#delbo.


I curatori
Ian Carter insegna Filosofia politica all'Università di Pavia. E' l'autore di A Measure of Freedom (Oxford University Press, 1999), La libertà eguale (Feltrinelli, 2005). E' il curatore di molti libri, tra cui: Freedom: a Philosophical Anthology (Blacwell, 2007) (con M.Kramer e H.Steiner), L'idea di eguaglianza (Feltrinelli, 2001), ed Eguale rispetto (con A.E. Galeotti e V.Ottonelli).
Mario Ricciardi insegna presso la Facoltà di Filosofia dell’Università “Vita-Salute”, San Raffaele di Milano, presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Statale di Milano e dell’Università “C. Cattaneo” di Castellanza. E' l'autore di Diiritto e natura. H.L.A. Hart e la filosofia di Oxford (ETS, Pisa 2008). Ha curato con Ian Carter anche Freedom, Power and Political Morality (Palgrave, 2001), e con Corrado del Bò, Pluralismo e libertà fondamentali (Giuffrè 2004). Ha contribuito al volume The One and the Many. Reading Isaiah Berlin, a cura di George Crowder e Henry Hardy (Prometheus Books, 2007). http://brideshead.ilcannocchiale.it è l'indirizzo del suo blog.

Peter