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Ortaggio o no, una forza della natura

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Titolo: Col cavolo
Autore: Luciana Littizzetto
Editore: Mondadori
Prezzo: 9,00 € ed. economica
Anno: 2006
Pagine: 167

Ho imparato a conoscere e apprezzare la vis comica di Luciana Littizzetto attraverso i suoi splendidi interventi al termine della trasmissione televisiva Che tempo che fa (vd. foto in basso), magistralmente condotta da Fabio Fazio. E, c'è da ammetterlo, con questo terzo volume della sua "trilogia degli ortaggi" la comica torinese non fa che confermare la linea aspra e satirica che tanto successo le procura presso il pubblico.
Dopo aver sezionato l'universo della "donna single un po' frollata" in Sola come un gambo di sedano, La principessa sul pisello e Col cavolo rappresentano i due atti di una stessa commedia dedicata alle coppie e ai loro piccoli grandi problemi. Il rotolo finito della carta igienica, la tavoletta del water, la spazzatura da portare giù: ogni breve monologo che compone il volume porta a galla con la tipica verve della Littizzetto topoi classici (e, a dirla tutta, un po' triti) di certa comicità femminista. Lui è il classico uomo-scimmione, e lei...?
Ecco una bella domanda: chi è la donna di Luciana Littizzetto? Il libro è popolato da diverse figure femminili, amiche della scrittrice, ognuna col suo "boy" (o più di uno), fidanzato, marito, convivente: oguna con una diversa situazione amorosa e un diverso modo di affrontarla. Spicca fra tutte (per frequenza di apparizione) Molly, fantomatico personaggio dalla vita sentimentale alquanto movimentata. Si tratta, probabilmente, del personaggio trattato con meno indulgenza dalla Littizzetto, che con asprezza e senza molti sorrisi punta il dito contro la sua superficialità, grande rappresentante della superficialità del mondo e della società.
Cosa inaspettata, la satira femminista di Luciana si veste di... moralità. Le sue mordaci riflessioni e i suoi attacchi vanno oltre il rapporto uomo-donna, come di consueto, per investire l'intera società con il suo vuoto e squallido stile di vita, la matassa di luoghi comuni che fanno la rabbia e l'alienazione dell'uomo moderno. Ma un insieme di monologhi "genderized" poteva benissimo fermarsi qui, e invece, in qualche (rarissimo) spazio si trovano piccoli sprazzi di luce, di speranza nei valori, nell'amore, nel futuro. Per quanto non si tratti di un libro impegnativo, è bello notare che la satira di costume non mira soltanto a distruggere, ma lascia qualche spiraglio aperto, anche piccolissimo. Un esempio che mi ha fatto sorridere, in cui Luciana racconta di una sua amica neomamma:

Non sapevo cosa regalare a Giuditta. Oro, incenso e mirra mi sono sembrati doni un po' scontati. Le ho comprato un fiocco. Di quelli da appendere alla porta. Saranno pacchiani ma a me mettono allegria. Io attraveso la strada per guardarli da vicino. Quelli con su scritto: mamma è felice, papà è contento, ed io mi presento: Gilberto. E io penso: benvenuto Gil. Vieni, che di sole ce n'è anche per te.

Un'ultima considerazione sullo stile. Come leggere questo libro? Io consiglierei una lettura "in pillole": d'altronde, i capitoli non possiedono una linea logica che lega l'uno all'altro e un approccio random può rendere più piacevole la scrittura nervosa della Littizzetto. Si tratta infatti di una sintassi spezzata, ansiosa, che reca chiaramente forti influssi del suo modo di parlare ma che sulla pagina scritta può risultare un po' pesante. Questo l'amaro. Il dolce, indubbiamente, è nella forza delle metafore ardite, della colloquialità ad oltranza accostata a immagini inaspettate, tratte dai campi del sapere più disparati. Una lettura gustosa, insomma, non impegnativa ma da dosare con attenzione per poterla apprezzare al meglio. D'altro canto, "donna-verdura" o no, la Littizzetto è una vera forza della natura.