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Volevo la luna

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Volevo la luna
di Pietro Ingrao
Torino, Einaudi, 2006

Volevo la luna”(Einaudi, 371 pagg., 18.50 euro) è un’ autobiografia, il racconto di una lunga vita, di un ragazzo che voleva fare il regista, ma che le onde invadenti della Storia, quelle che hanno sconvolto l’ umanità del Novecento, portano verso altri lidi, altri impegni, altre scelte di vita. Pietro Ingrao da grande vuole fare il cinema. I primi film sonori, l’ incanto di Chaplin, la passione per il cinema russo. Si iscrive al Centro Sperimentale, che sorge proprio accanto ad una delle residenze del Duce, nella Roma livida e contraddittoria degli anni trenta. Ingrao aveva partecipato ai Littoriali fascisti presentando una sua poesia, dal tono retorico,pomposo, fascistoide. Ma proprio l’ occasione di quell’ agone poetico gli permetterà di conoscere coetanei insofferenti verso il fascismo. Poi la guerra in Spagna, il momento forte, di svolta. Le leggi razziali, le prime cospirazioni antifasciste a Roma, la Resistenza al nord, le fughe, i nascondigli, gli attacchi, poi il ricordo netto della gioia vera del 25 luglio ’43 a Milano: il fascismo è caduto, il sogno di libertà di un’ intera generazione comincia a farsi vero. La direzione clandestina dell’ Unità, il rilancio del giornale. La Liberazione, poi un’ Italia democratica da costruire, la passione politica, che ormai è scelta di vita, le piazze piene dei piccoli paesi italiani, la gente che ascolta, l’ attentato a Togliatti e la reazione dei dirigenti del Pci, fino agli anni settanta, in un racconto che muove su due linee che continuamente si toccano, quelle lunghe, incomprensibili e dolorose della Storia, e quelle dell’ esistenza personale, degli affetti, dell’ amore per la famiglia, dei ritorni ai luoghi dell’ infanzia, delle passioni. Quando la Storia, quella lacerante e tremenda del Novecento, è la linea che comanda, ci dice Ingrao, le altre linee si indeboliscono, faticano a correre per i loro tracciati, e qualcosa dell’ esistenza si perde, si aliena. Il cinema è lontano, ma la ricerca è la stessa: è proprio in quella Storia che Ingrao ogni volta ritrova il senso dell’ umanità, non nella vita di un singolo, o di un pezzo dominante della società, ma nella volontà di un’ emancipazione collettiva. Per questo quel ragazzo voleva la luna. Consiglio la lettura delle pubblicazioni in ambito poetico di Ingrao, in particolare “Il dubbio dei vincitori”. Ingrao è stato un dirigente del Pci, presidente della Camera dal 1976 al 1979.