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Niente di vero... tranne la suspense!

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Niente di vero tranne gli occhi
di Giorgio Faletti
Baldini Castoldi Dalai, 2004

Una buona trama di base suscita la curiosità nel lettore, imponendogli una linea retta dall’'inizio alla fine del libro che, di per sé, è decisamente lungo rispetto alle tendenze più recenti. Nelle sue quasi cinquecento pagine, infatti, Faletti sfrutta sia tecnica narrativa che descrittiva, interrompendo di continuo storie che sembrano separate e inconciliabili per dimostrare invece alla fine che “tutto torna”. Un escamotage ben noto e utilizzato per moltissimi scrittori di thriller, dal momento che la confusione di moltissime storie parallele aiuta a sviare il lettore dal reale indiziato. Anche qui, infatti, l’'assassino si rivela essere uno dei personaggi minori, colpiti a stento dalla penna dell’'autore, sempre allontanato dall'’azione vera e propria. Insospettabile, si potrebbe definire. È vero, anche se l'’insieme lascia un poco di disgusto nel lettore, visto che questo personaggio, prima solo accennato, diventa di punto in bianco il motore dell'’intera azione.

Per quanto riguarda i delitti, sono descritti in modo piuttosto originale, ma Faletti abbandona a circa metà libro l'’aspetto truculento e psicopatico delle uccisioni per dedicarsi a quel lunghissimo filo, spesso un po’ azzardato, di indagini, per lo più condotte ricorrendo a tecnologie all'’avanguardia. Molto contemporanea e decisamente moderna è per l’'appunto l'’attenzione al mondo informatico, come pure alla ricerca scientifica, che sfiora di striscio anche uno dei grandi punti di dibattito attuale: quanto l’'uomo può spingersi in là e sopravanzare i suoi stessi limiti nella ricerca? La tematica, come è ovvio e comprensibile, è solo accennata, dal momento che Faletti teme – giustamente – di dilungarsi in particolari che distraggano dalla vicenda vera e propria.

Per quanto riguarda la tecnica, è evidente che Faletti ha composto un bel “fumettone” in grado di appassionare il lettore, senza porsi eccessivamente il problema dello stile. Infatti, accanto a ottimi scorci visivi, troviamo una serie di proposizioni banali riproposte ad eco. Un esempio illuminante è dato dalle descrizioni: sono terribilmente accademiche e pacate, esauriscono in toto un personaggio, come se Faletti avesse la fretta di porre in rilievo tutti i più cavillosi particolari, per poi non lasciare spazio ad alcuna sorpresa.
Nell'’insieme, direi che è una lettura gradevole, con un po'’ di suspense e adatta a chi, in viaggio, desidera astrarsi per qualche ora dal mondo reale.

GMG